L’istruzione del merito, come ha voluto definire questo giugno da Erode di cui, stia certa, renderà conto alla storia, ha un merito solo e in questo lei non c’entra davvero nulla: ha mostrato a chi vuole capire quanto vale un’orchestra se il maestro è scadente. Vale poco, avvocato, e mi fa male dirlo. Se agli strumenti ci fossero stati solo professionisti preparati e seri, questo concerto lei non l’avrebbe messo in scena: non si sarebbero prestati a far da mano per lo schiaffo che lei ha inteso dare alla didattica e alla psicopedagogia.
Colpa nostra, avvocato. Colpa di quella nebulosa che continuiamo a chiamare “docente” e che, in tanta parte del suo pulviscolo, non vedeva l’ora di sentirsi le spalle coperte da un’ondata di revanscismo becero e sguaiato per “tornare all’antico“.

L’istruzione del merito, meriterebbe finanziamenti che lei taglia, laboratori che lei nega, il riconoscimento sociale che Brunetta fucila in piazza con la sua tragicomica dottrina del fannullonismo e un istituto familiare che non fosse soffocato dai bisogni e dalla precarietà.
La sua scuola del merito, avvocato, avrebbe bisogno di riaprire il circuito virtuoso che legava studenti e docenti in quella scuola statale che non a caso lei tende a smantellare: la consapevolezza rivoluzionaria che da secoli “la famiglia secolarmente analfabeta di Adolfo mantiene agli studi la famiglia secolarmente universitaria del signorino“.
Le piaccia o meno, avvocato, il punto rimane questo e la sua istruzione del merito ha il solo scopo di ricondurre Adolfo al “suo posto” e imporgli di accettare la suo condizione di inferiorità. Lei, avvocato Gelmini, non s’interessa di scuola. Tutto quello che vuole è che Adolfo torni a pagare per il “signorino”.
By giuseppearagno
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