La clinica opererà gratuitamente tutte le donne dell'Africa occidentale (dove le mutilazioni sono una pratica tristemente diffusa) che vorranno sottoporsi all'intervento. La ricostruzione del clitoride è un'operazione chirurgica ormai praticata in molti ospedali anche nelle grandi città africane, ma i costi dell'operazione hanno finora impedito a molte vittime delle Mgf (mutilazioni genitali femminili) di sottoporsi all'intervento.
A sostenere l'operazione e i relativi costi, due ong: Voix de Femmes, burkinabè, e una statunitense, Clitoraid , che ha lanciato anche una campagna per l'adozione di un intervento chirurgico. Si tratta di un'operazione sicura, di totale successo nel 90% dei casi. Non permette certo di cancellare il trauma psicologico subito, né cancellare il dolore fisico di chi ha subito la mutilazione totale o parziale dei genitali femminili, ma permette alle donne di provare piacere sessuale durante i rapporti, e le aiuta a ritrovare fiducia in se stesse.
Non è un caso che il centro venga inaugurato in Burkina Faso: in questo paese, nonostante la pratica sia illegale dal 1996, circa il 70% delle donne (7 milioni) sono state sottoposte a questo rito. Legate a tradizioni che non hanno in realtà un riscontro nei precetti religiosi, le mgf causano emorragie, cisti, pericolose infezioni anche croniche, fanno aumentare le possibilità di aborti spontanei e di morti alla nascita e rendono il parto molto doloroso. La vera ragione sociale sulla quale si basano è il controllo della donna: incapace di provare piacere durante i rapporti sessuali, non sarà tentata da altri uomini. Dalla simbolica puntura con uno spillone, per far fuoriscire 7 gocce di sangue, all'asportazione totale del clitoride e alla cucitura delle grandi labbra, le mgf sono diffuse in molti paesi dell'Africa occidentale, ma non solo: la pratica è consuetudine in 28 paesi africani, tra cui anche Egitto, Sudan , Etiopia, Eritrea. È diffusa inoltre in diversi paesi del Medio oriente e dell'Asia. Tra i 100 e i 140 milioni le donne che hanno subito le mutilazioni, oltre 3 milioni ogni anno le giovani a rischio, in base ai dati diffusi dell'Unicef.
Nonostante sia considerata dall'Onu una violazione dei diritti umani, in molti paesi non ci sono ancora le condizioni culturali e sociali per dichiararla illegale. Un ritardo che dipende anche dalle giovani realtà delle società civili locali, ancora troppo poco incisive sulla vita sociale e politica della gente.
L'azione degli attivisti per i diritti umani qualche risultato lo sta, lentamente, portando a casa, tanto che per eludere il controllo sociale in aumento e per evitare le polemiche, le maman che si occupano di questi riti si rivolgono ormai a bambine, il cui pianto non desta sospetti. Con gravi danni a livello sociale, oltre che a quello psicologico: una volta infibulate si viene considerate adulta e pronte al matrimonio. Questo implica che molte bambine sono costrette a sposarsi e a lasciare la scuola. Nei paesi dove la pratica è consentita dalla legge, si cerca quindi di stringere i paletti intorno alle mutilazioni, per esempio imponendo l'età minima di 18 anni per essere sottoposte alla pratica. É successo così in Sierra Leone, dove il 94% delle donne è vittima delle mgf: nel distretto settentrionale di Kambia, capi villaggio, leader locali e donne che praticano le mutilazioni hanno firmato un accordo nel quale si impegnano a non sottomettere al rito ragazze minori di 18 anni. Questo permette alle giovani di portare avanti gli studi più facilmente, e di poter affrontare il rituale con maggior consapevolezza e maturità.
Ma il maggiore ostacolo nella lotta a questa violenza è il pesante attaccamento all'usanza, che richiede un profondo cambiamento culturale per essere sradicata: in alcuni paesi il rituale risale ad oltre 2mila anni fa. Ancora oggi chi cerca di combattere i pregiudizi viene spesso punito dalla società: proprio in Sierra Leone, nel gennaio 2009 alcune giornaliste sono state aggredite, costrette e camminare nude sulla strada per diversi chilometri. La loro colpa? Aver scritto articoli sulla pratica dell'infibulazione, riportando dati e situazioni sanitarie.
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