domenica 5 aprile 2009

L'AFRICA SPARA ITALIANO

elicotter

Dal Rapporto del presidente del Consiglio sull’esportazioni di armi emerge come nel 2008 sia triplicato il valore delle autorizzazioni armiere rilasciate per il continente. Primeggiano, tra i destinatari, la Libia, l’Algeria, la Nigeria e il Kenya. Anche quest’anno manca la tabella dettagliata delle “Banche armate”.
Si sa che l’economia, soprattutto in questa stagione di astinenza da profitti, avanza sulla canna del fucile. Ma si rimane lo stesso un po’ increduli nel vedere come anche l’arsenale africano si gonfi di armi italiane. Per trovare una conferma, si sfogli l’ultimo “Rapporto del Presidente del Consiglio dei ministri sull’esportazione e il transito di materiale d’armamento”, il documento che da qualche anno precede i corposi dati che la Relazione annuale al Parlamento prevede in base alla legge 185 del 1990.
Il valore complessivo delle autorizzazioni rilasciate nel 2008 è pari, per l’Africa, a 268 milioni e 447 mila euro. Tre volte tanto il dato del 2007 (quasi 76milioni) e più del doppio del 2006 (quasi 110 milioni).
La parte del leone l’ha fatta, come sempre, l’Africa del Nord (quasi 188 milioni) con cui l’Italia ha un rapporto privilegiato. Con l’amico Gheddafi, Roma non tratta solo di immigrati e idrocarburi. Ma anche di bombe, siluri, razzi, missili, aerei ed elicotteri, in particolare gli A109 dell'Agusta. Roma ha dato il via libera nel 2008 alla vendita di armamenti all’ex nemico numero uno dell’Occidente per un valore superiore ai 93 milioni di euro, collocando la Libia ai primi posti nella speciale classifica dei paesi destinatari del nostro export militare.
Subito dopo si colloca l’Algeria, con più di 77 milioni, alla quale abbiamo venduto elicotteri Eh 101 Sar dell’Agusta Westland.
Ma anche l’Africa subsahariana non si fa mancare nulla. Alla Nigeria, squassata dalla guerriglia del petrolio tra il governo e il Mend (movimento per l’emancipazione del delta del Niger), abbiamo ceduto gli Atr42, utili nel pattugliamento marittimo. Totale: quasi 59 milioni di euro. Altro paese che nel 2008 è stato travolto da scontri e da un’incipiente guerra civile è stato il Kenya. Ciò ha posto dei vincoli etici alle nostre aziende armiere e ai nostri governi? No. Infatti, dopo anni di scarsa collaborazione, l’Italia torna protagonista a Nairobi con il rilascio di autorizzazioni per la vendita di armamenti per un valore complessivo superiore ai 21 milioni di euro.
Il dato totale dell’Africa subsahariana è pari a 80 milioni e 500mila euro, il 2,64% dell’ammontare complessivo (superiore ai 3 miliardi) delle esportazioni definitive. Quando l’anno scorso la percentuale arrancava allo 0,16%. Dato che si commenta da solo.
Ma il boom armiero è generale. Il governo italiano ha rilasciato nel 2008 autorizzazioni definitive alla vendita all’estero per oltre 3 miliardi di euro. L’anno scorso il dato si attestava sui 2,6 miliardi. Un balzo in avanti dovuto principalmente alla grande crescita del numero delle autorizzazioni, passate complessivamente da 1391 a 1880. Numeri che già nel 2007 venivano giudicati negativamente dal mondo pacifista, visto che c’era stata una crescita del 9,4% rispetto al 2006. Che, a sua volta, era stato battezzato come un anno eccezionale, avendo marcato un incremento del 61% rispetto al 2005. Un fiume di denaro, insomma, che ingrassa l’industria militare italiana.
Un altro aspetto di non poco conto è legato all’attività degli istituti di credito in relazione alle transazioni bancarie in materia di esportazione-importazione e transito di materiali di armamento. Come nel Rapporto dell’anno scorso, anche quest’anno manca la tabella, in allegato, che riporta le indicazioni delle singole operazioni autorizzate dal ministero dell’Economia e delle Finanze agli istituti di credito relative all’esportazione di armi italiane nel 2008. Una tabella significativa per tutte le associazioni della società civile e per i singoli correntisti, perché consente loro di poter verificare se le direttive e policy emanate negli ultimi anni dagli istituti di credito sono effettivamente attuate. Quest’anno il numero delle autorizzazioni è raddoppiato (1.612) rispetto allo scorso anno (882). Il valore complessivo delle stesse, invece, è quasi triplicato (4 miliardi e 285 milioni di euro, contro il miliardo e 329milioni del 2007). La Campagna di pressione alle “banche armate” già l’anno scorso aveva segnalato «la grave e indebita modifica della Relazione governativa», chiedendo lumi al governo Berlusconi. Una risposta mai arrivata. E quest’anno l’esecutivo ha replicato.


armi

Gianni Ballarini

Tra i primi dieci acquirenti internazionali figurano inoltre altri due paesi non appartenenti alla Nato e all'Ue: la Libia che si vede autorizzati ordinativi per oltre 93 milioni di euro soprattutto per elicotteri Agusta A 109 e l'Algeria che acquista tra l'altro sempre elicotteri Agusta (modello EH 101 Sar) per una commessa complessiva di oltre 77,5 milioni di euro. Non vanno però dimenticate, sempre verso paesi non Nato-Ue, le consistenti autorizzazioni a Nigeria del valore di quasi 58,9 milioni di euro principalmente per aerei ATR42 "per il pattugliamento marittimo", Oman (57.1 milioni), Brasile (43,4 milioni), Emirati Arabi Uniti (39.3 milioni), Venezuela (35,8 milioni), Kuwait (30,1 milioni), Pakistan (29,8 milioni), Arabia Saudita (22,6 milioni ), Egitto (16,9 milioni), Malaysia (7,4 milioni), Indonesia (3,8 milioni), Cile (1,9 milioni) e Israele (1.9 milioni). Insomma un bell'elenco di Paesi del Sud del mondo, in conflitto e in zone di forte tensione tra cui non pochi spesso denunciati per violazioni dei diritti umani dalle organizzazioni internazionali.

3 commenti:

upupa ha detto...

.No ho parole..........
questo governo non mi meraviglia più..mi aspetto anche di peggio..purtroppo!!!!!

Roverinflood ha detto...

Dopo aver sentito Obama parlare di disarmo nucleare, credo che il mercato delle armi "normali" innalzerà ulteriori introiti

Vincenzo Cucinotta ha detto...

Pensare che ogni fucile venduto a uno dei paesi sottosviluppati corrisponde a un numero certo di vittime, per la gran parte innocenti e inermi. E' una grande tristezza pensarlo.

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