venerdì 6 marzo 2009

SUDAN: DUE MILIONI E DUECENTOMILA PERSONE A RISCHIO

Foto di Jeffrey Gettleman

Il governo sudanese ha deciso ieri di espellere nel giro di 24 ore oltre 10 organizzazioni umanitarie: CARE, l'ong inlgese OXFAM, Medici senza frontiere Olanda, Mercy Corps, Save the Children, the Norwegian Refugee Council, l'International Rescue Committee, Action Contre la Faim, Solidarites, CHF International. Fino a ieri erano presenti in Darfur, oltre al coordinamento degli aiuti umanitari delle Nazioni Unite (Ocha), 85 organizzazioni non governative e circa 17mila operatori (in maggioranza sudanesi).
Gli italiani in Sudan sono 415 (circa 300 nella capitale). Solo una ventina in Darfur. Fra le ong italiane ci sono Intersos e Coopi.
L'espulsione delle organizzazioni umanitarie è stata ordinata poco dopo la decisione della Corte penale internazionale di spiccare un mandato d'arresto nei confronti del presidente sudanese Omar al Bashir per le imputazioni di crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Oggi, l'Unione africana ha tenuto una riunione di emergenza per discutere sul mandato d'arresto. La Lega degli stati arabi si è riunita ieri e ha espresso solidarietà al presidente al Bashir. Amnesty International sollecita il Consiglio per la pace e la sicurezza dell'Unione africana a convocare una sessione speciale, con l'obiettivo di assicurare il ritorno delle organizzazioni umanitarie in Darfur. Fino a ieri erano presenti in Darfur, oltre al coordinamento degli aiuti umanitari delle Nazioni Unite (Ocha), 85 organizzazioni non governative e circa 17mila operatori (in maggioranza sudanesi).
Gli italiani in Sudan sono 415 (circa 300 nella capitale). Solo una ventina in Darfur. Fra le ong italiane ci sono Intersos e Coopi.
«Speriamo che questa decisione venga revocata» dice il direttore esecutivo di Care, Liz McLaughlin. «L'unico obiettivo di Care è continuare a dare accesso ai 450mila beneficiari dei progetti agricoli, di sanità, educazione e protezione all'aiuto di cui hanno disperato bisogno».
La popolazione del Darfur, che da sei anni paga le conseguenze del conflitto, ora viene punita dal suo stesso governo come reazione al mandato di cattura.
"Come ogni altro paese, il Sudan ha la responsabilità, derivante dal diritto internazionale, di garantire l'accesso all'assistenza internazionale alle persone che ne necessitano. Il fatto che ci sia un mandato d'arresto per il presidente del paese è del tutto irrilevante rispetto a questa questione" - ha affermato Hondora, vicedirettore del programma Africa di Amnesty International.
Nella regione occidentale sudanese dove la guerra civile e la crisi umanitaria vanno avanti dal febbraio del 2003, c'è malnutrizione e mancanza d'acqua, ha rivelato di recente un rapporto di "Italians for Darfur". Il settore sanità è quello che registra la maggiore criticità ed è considerato "cronico" dagli operatori umanitari sul campo. Le ong avevano segnalato a Italians for Darfur che «protezione e sicurezza sono del tutto insufficienti: continuano a registrarsi attacchi nei villaggi del sud e le donne che vanno a raccogliere legna da ardere fuori dai campi sono vittime dei rapimenti e delle violenze delle milizie che gravitano intorno ai campi d'accoglienza in tutta la regione». Infine, «la scolarizzazione è ancora molto bassa. Si riesce a garantire istruzione solo al 65% della popolazione in età scolastica, che ha accesso solo alla scuola primaria».


3 commenti:

il monticiano ha detto...

Le notizie non è che siano buone ma perchè così dettagliatamente si possono conoscere soltanto grazie a delle persone eccezionali come te? Grazie.

upupa ha detto...

..io mi chiedo...ma l'informazione
perchè queste notizie non le dà?
benedetta rete ....solo qui possiamo sapere tante cose!
un saluto

Anonimo ha detto...

Se Bashir è ancora lì, un motivo ci sarà.
Per il resto, veramente, va sempre male, sempre di più.

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