sabato 14 marzo 2009

CACCIA ALLE STREGHE

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In Africa è in atto da decenni una guerra silenziosa e nascosta contro le donne, ma l'Occidente rifiuta di ascoltare le loro grida. Bambine e ragazze vengono sottoposte a mutilazioni genitali, per distruggere la loro "sudicia" sessualità e mantenerle "pure"; le donne anziane vengono fatte a pezzi perchè "streghe", accusate di ogni virus e malattia che colpisce i loro vicini di casa. Per decenni, l'Occidente si è rifiutato di sapere, nel timore di assumere posizioni che potessero risultare colonialistiche verso il "primitivismo" africano, sfruttato in passato per giustificare il saccheggio delle risorse del continente. Ma oggi, scrive il quotidiano britannico The Independent, le donne africane hanno iniziato a ribellarsi, a difendere il loro corpo e la loro libertà e chiedono il nostro sostegno.

L'uccisione delle streghe è un evento quotidiano a Sukumaland, regione nel nord della Tanzania. Le vittime sono quasi sempre donne anziane che vivono sole. "Le streghe sono persone che usano il potere dei nostri avi per fare del male agli altri - dice un uomo - la cosa peggiore delle streghe è che ti uccidono al minimo errore. E' successo a mio nonno. Un giorno si è punto con una spina ed è morto il giorno dopo. Come può una puntura uccidere qualcuno? Doveva aver fatto arrabbiare una strega. La stessa cosa è successa a mio padre. Era un uomo sano. Ma quando è stato stregato ha perso lucidità mentale ed è scomparso, e da allora non lo abbiamo più visto". Quindi è stata la volta di mio figlio, ha aggiunto, "morto per una grave forma di diarrea".

Le donne accusate di stregoneria vengono uccise con un colpo di machete alla testa e il taglio delle mani. Qualcuna è sopravvissuta per raccontare quanto hanno subito, mentre altre hanno iniziato a combattere contro questa violenza. "La caccia alle streghe rappresenta l'idea peggiore che gli uomini possano avere delle donne - dice Juliana Bernard, 36 anni, impegnata a contrastare tale pratica - le donne fanno la maggior parte del lavoro. Costruiscono case, si prendono cura dei figli e lavorano nei campi. Lavorano 24 ore al giorno e alla fine non hanno niente. Siamo viste come un proprietà dei nostri mariti. Le donne non possono decidere nulla della loro vita. Non abbiamo diritti, proprietà, né possibilità di parlare. Ogni cosa negativa viene addossata a noi e noi non possiamo rispondere. Finisce che ci accusano di ogni malattia e decesso".

Juliana e l'organizzazione per cui lavora, Maparece, hanno un solo obiettivo: spiegare alla gente del posto le vere cause del male che viene attribuito alle streghe. Le donne di Skumaland trascorrono la loro vita davanti a forni alimentati a legna, che sprigionano un fumo pungente che brucia gli occhi, tanto che quando arrivano a 50 anni, i loro occhi sono ormai di color rosso sangue. Un segnale di stregoneria per i più. Con l'aiuto della ong inglese Comic Relief, Maparece ha quindi provveduto a fornire alle donne forni dotati di canna per il fumo. Gli occhi sono guariti e la popolazione locale ha cominciato ad ascoltare Juliana e le sue colleghe, che spiegano che sono germi e malattie a far ammalare le persone. Maparece è riuscita anche a ottenere dal governo della Tanzania che venissero messi al bando i "guaritori tradizionali", che alimentano la credenza nella stregoneria.

Nella Rift Valley del Kenya è invece "una guerriera" Masai a battersi contro le mutilazioni genitali femminili, praticate sulle bambine. Agnes Pareiyo, 53 anni, vittima delle mutilazione quando ne aveva 14, ha cominciato ad andare nelle scuole e a spiegare alle ragazze che dovevano opporsi a tale pratica. Dopo alcuni mesi, alcune ragazze che stavano per essere mutilate cominciarono a scappare di casa e cercare rifugio da Agnes. "Erano terrorizzate. Cosa potevo fare? - racconta la donna - ho permesso loro di rimanere con me, ma ho capito subito che non potevano rimanere tutte con me". Così, con l'aiuto dell'ong inglese Comic Relief e di Eve Ensler, autrice de 'I monologhi della vagina', Agnes ha creato Tasaru Ntomonok Initiative e ha costruito un rifugio per le ragazze in fuga. Nel 2001 è poi riuscita a convincere il governo del Kenya a vietare le mutilazioni. Oggi la lotta di Agnes per "le sue ragazze" è diventata leggendaria nella Rift Valley e "le ragazze non pensano che la mutilazione sia sbagliata perché a dirlo è l'uomo bianco, ma perchè si tratta del loro corpo".

Fonte APCOM

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3 commenti:

Vincenzo Cucinotta ha detto...

Queste pratiche aberranti non possono e non devono essere tollerate comunque. Il preteso rispetto per elementi culturali autoctoni fa parte del relativismo culturale di radice illuministica. in Africa abbiamo imposto tutto il nostro modello di vita e di consumi, e pare che il rispetto per il loro modo di vita debba riguardare solo e soltanto le loro pratiche più aberranti.
E' comunque una grande consolazione vedere che donne africane hanno voluto prendere nelle loro proprie mani le redini di questa battaglia, che d'altra parte dall'esterno sarebbe stato pressochè impossibile vincere.

Unknown ha detto...

L'Africa e i suoi ancestrali e violenti riti sono fantasmi che noi europei ci portiamo da sempre come sensi di colpa. Bisogna farla finita con le ipocrisie e troncare ogni tipo di tolleranza contro quei governo che continuano ancora su questa strada. Occorrono segnali forti. Buon fine settimana.

Luiso ha detto...

Amigo, gracias por visitar y seguir mi blog.
Un abrazo desde Argentina.

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