martedì 6 gennaio 2009

Il berlusconismo...


"[…..Il berlusconismo, dopo il fallito tentativo del craxismo, si propone oggi come un’ennesima rappresentazione della antica “tentazione dittatoriale” della storia italiana. Che, dopo la Marcia su Roma del 28 ottobre 1922, è divenuta la tentazione fascista. Il Capo, innanzi tutto; che come Minosse “giudica e manda”; i suoi collaboratori sono esecutori passivi; guai a chi osi anche solo prendere la parola, senza che il Capo gliela conceda.

La novità, rispetto al passato, consiste nel denaro: un fiume di quattrini, di benefits, di privilegi che il Capo concede; l’altra novità è la privatizzazione del ruolo pubblico, e la pubblicizzazione della figura privata. Il Capo riceve nelle sue ville innumerevoli; il Capo fa le riunioni di gabinetto ristretto davanti a una spigola al sale, servita in preziose stoviglie, annaffiata da un eccellente bianco secco, in una delle sue tante sale da pranzo, in una delle sue tante dimore private. Il Capo assume, più che assegnare; il Capo paga, più che scegliere; il Capo è pur sempre a capo di un impero industriale……
No, non abbiamo ancora in galera gli oppositori; ma gli oppositori, a parte qualche “adunata dei refrattari” come questa (e alcune altre, per fortuna, non tutte piccolissime), dove sono? Non fanno paura, e dunque si concede loro lo ius murmurandi. Se ne godeva anche nell’Impero Romano! E anche sotto Benito le barzellette sul regime fioccavano.
Ma dietro questo “diritto” a rimanere negli interstizi, a camminare rasente i muri, prima che tutto il sistema della comunicazione e della formazione (di qui l’importanza di mettere le mani sulla scuola, oltre che sulla radiotv e sui giornali), sia completamente omologato, che cosa c’è? C’è un attacco senza precedenti ai fondamenti dello Stato liberale…..
Non si tratta di magistrati, di giornalisti, di comici… ; non è un problema che concerna il “teatrino della politica” (Berlusconi dixit), una legge elettorale invece che un’altra; non è un affare da legulei il dibattito sulle modifiche alla Costituzione o alla struttura istituzionale dello Stato: si tratta di tutti noi. Si tratta dell’arena pubblica, in cui la nostra esistenza è comunque collocata. È la politica che si occupa di noi.
Ma torniamo al Capo. Al Capo supremo. Il Capo, dunque, oggi come nel ‘922, si presenta come uno di noi, come un figlio del popolo, come uno che si è fatto da sé, l’ennesima versione del self help all’italiana. Uno che conosce i bisogni primari della “gente”, ma, diversamente da un Craxi o da un Mussolini, che avevano il senso della “grandezza”della politica, sia pure interpretata a loro modo, e persino della grandezza della nazione (perversa e pericolosa, certamente), avevano un certo rispetto per il ruolo dello Stato, giudicato comunque come un’entità a sé, di cui ci si poteva impadronire, al limite, ma che non si poteva identificare con il proprio focolare domestico, trasformarlo in affare privato; costui, il Capo del nostro tempo, vuole piacere, più che essere temuto; vuole sedurre, più che intimorire; vuole comprare, più che esser comprato (non ne ha bisogno, ormai). Il senso dello Stato, non gli compete; così come il lessico e la grammatica del liberalismo …..gli sono estranei. Sconosciuti.
E allora, costui parla come la gente parla (o come egli crede la gente parli), dice le cose che la gente vuole sentire, ostenta le medesime aspirazioni (le donne belle e “facili”, il calcio, la televisione), ama i divertimenti “popolari”, racconta barzellette (e i suoi ridono a comando), ed è pronto a dichiararsi (e a travestirsi) da operaio e da spazzino, ma che fa capire che lui ha in mano non solo i destini dell’Italia, ma del mondo; e che quando questo si affaccia all’orlo del baratro, è soltanto perché i suoi buoni consigli non sono stati tenuti nel debito conto: “Io gliel’avevo detto a George, ma non mi ha voluto ascoltare… Vladimir, pensaci bene, prima… Nicolas, meglio non farlo!...” Il Capo, che è un vero macho (ah, la potenza miracolosa del Viagra!), e agguanta ogni muliebre beltà che gli passi accanto, e, diciamolo, lor signore vanno in visibilio all’essere oggetto dell’attenzione di cotanto Uomo, e lui, un vero democratico, le mette pure alla plancia di comando: fanno figura, come suol dirsi, e sono deliziosamente servizievoli. E gli elettori si lustrano gli occhi, mentre le elettrici giovani e carine possono sognare di fare la velina ministeriale. D’altronde quel maschio che si sente “un diciottenne” (testuale!), ha presentato, in consessi internazionali, sovente come uno dei massimi meriti del sistema Italia, la beltà delle nostre impiegate, specie le segretarie dei capi, si capisce…
E intanto le prove generale di regime procedono, con uno stuolo di fidi, tra parlamentari, ministri, opinionisti. Intanto, in un’opposizione neppure più afasica, ma praticamente muta e impotente; passa nell’immaginario collettivo di questo nostro sfortunato Paese, un pacchetto non di misure legislative (quello è il meno), ma di idee, di sentimenti, di credenze. Passa un odio per chi ci sembra diverso dai modelli che la grande Trimurti Canale 5/Rete 4/ Italia 1 ci propina; un disprezzo forsennato per chi è indigente, bisognoso, e non pronto, ciò malgrado, a recarsi in ginocchio dal Signore di Arcore, o dai suoi proconsoli, a piatire elemosine; una sconfinata ammirazione emulativa per i ricchi, quasi creature provenienti da un pianeta extraterrestre; un totale sfascio dell’etica pubblica e degli stessi comportamenti privati….



E dietro il sospetto di un nuovo fascismo, lustrato dalle eterne “F” – feste, farina e forca, ma oggi occorre, per adeguarsi al nuovo italian style,aggiungerne una quarta: figa (e mi perdonino le signore) –”; dietro questo luccichio, che peraltro oggi si sta appannando, causa la nuova “Grande Crisi” che i grandi strateghi della finanza non avevano previsto; finisce per riemergere dal passato anche un fascismo old style. Il massacro di Stato perpetrato nel luglio 2001 a Genova ne fu un avviso importante, e naturalmente sottovalutato. E prima in sordina, poi in crescendo, episodi di “intolleranza” (no, non c’entra nulla il razzismo, si affannano a ripetere le “autorità competenti”), da un capo all’altro della Penisola e delle Isole.

Siamo arrivati ai cartelli “Non si accettano extracomunitari”. Siamo arrivati a impedire o ostacolare la costruzione di luoghi di culto non cattolici. Siamo arrivati a incendiare le baracche. Siamo arrivati a spruzzare DDT sulle ragazze nigeriane. Siamo arrivati a pestare persone che “hanno un aspetto di sinistra”. Siamo arrivati – questa è l’ultimissima, datata 23 dicembre 2008 – a impiccare un gatto di un anziano, che in questo gatto aveva la sua unica compagnia. Un gruppo di balordi, si è detto. ..

Ecco, stiamo attenti: pensando al nuovo conio di un “fascismo dal volto umano”, il telefascismo, nell’era della Comunicazione Globale, sotto l’occhio protettivo di Grandi Fratelli, non dimentichiamo che nel codice genetico di ogni fascismo c’è la violenza, il disprezzo per i diversi, l’odio per “i rossi”. E del resto una mano di vernice si fa presto a darla a chicchessia. E poi dichiararlo nemico pubblico.]"

Angelo d’Orsi



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