Questo Congresso si inserisce nel contesto del movimento globale per i diritti dei bambini ed è frutto dell'impegno coordinato per proteggere i bambini dallo Sfruttamento Sessuale Commerciale.
Ora, dopo più di dieci anni dal primo riconoscimento internazionale di questa forma di sfruttamento, il Terzo Congresso Mondiale riunirà gli esperti, gli enti e le associazioni di spicco di tutto il mondo per riesaminare e rinnovare gli impegni necessari per assicurare ai bambini un mondo libero dallo sfruttamento sessuale.
Tematiche del Terzo Congresso
Il Terzo Congresso si propone di:
· Analizzare i nuovi scambi e dimensioni odierne dello sfruttamento sessuale, identificando approcci e lacune nei contesti legislativi.
· Condividere le esperienze per l’implementazione di piani d’azione congiunti tesi a combattere il mercato del sesso con bambini e adolescenti.
· Sviluppare strategie e obiettivi misurabili che porteranno alla eliminazione dello sfruttamento sessuale.
Con queste aspirazioni in mente il Terzo Congresso si focalizzerà su cinque grandi temi.
1. Forme e nuovo scenario: traffico a scopo di sfruttamento sessuale, sfruttamento di bambini e adolescenti nella prostituzione e turismo, pedofilia e pornografia minorile, crimini on-line e nuove tecnologie.
2. Contesti legali e ostacoli: revisione della legge sullo sfruttamento sessuale di bambini e adolescenti, implementazione del Protocollo Opzionale, impunità e responsabilità, procedure per investigazioni speciali.
3. Piani di azione intersettoriali e integrati: costruzione di politiche pubbliche intersettoriali, cooperazione tra diversi livelli governativi, integrazione con il sistema di giustizia, ruolo delle agenzie di formazione.
4. Iniziative di responsabilità sociale: il mercato e le regole del settore privato, il ruolo di sistemi di finanziamento globale e nuove iniziative di promozione dei diritti, buone pratiche di mercato.
5. Strategie per una cooperazione internazionale: meccanismi multilaterali e regionali per combattere lo sfruttamento sessuale di minori, monitoraggio e valutazione dei progressi previsti dal Congresso Mondiale.
Organizzatori e partners :
· Governo Brasiliano
· ECPAT International
· UNICEF
· GRUPPO DELLE ONG in difesa della CARTA DEI DIRITTI DEL BAMBINO
I delegati dei governi già iscritti sono 130. Si prevedono oltre 3000 partecipanti.
Il testo è tratto da http://www.ecpat.it/, il sito italiano dell' ECPAT, acronimo che sta per "End Child Prostitution, Pornography and Trafficking", cioé "Porre fine alle prostituzione minorile, alla pedopornografia e alla tratta di minori". L'Ecpat è una rete internazionale di organizzazioni impegnate nella lotta contro ogni forma di sfruttamento sessuale commerciale dei minori ed è tra gli organizzatori del Congresso di Rio de Janeiro.
So bene che questo video è crudo, ma dobbiamo renderci conto che la realtà supera sempre l'immaginazione e quasi sempre in peggio.
Voglio anche riportarvi da http://www.musibrasil.net/ un colloquio di Marzia Coronati con Silvestro Montanaro, giornalista Rai tra i primi a denunciare il fenomeno del turismo sessuale infantile in Brasile, fenomeno che a distanza di anni è in continua crescita, nonostante le denunce.
"Hanno innalzato i muri che circondano i cortili dei locali notturni e assunto buttafuori incaricati di non fare entrare gente sospetta. Stanno cercando di occultare una realtà sempre più evidente costituita da un numero crescente di cacciatori di bambine e bambini, armati di carte di credito, che ogni giorno scendono da voli charter appositamente organizzati per dedicarsi al mercato del sesso e a tutti i suoi corollari, in primis il turismo sessuale e la sua modalità più ignobile: quello infantile.
Silvestro Montanaro così si esprime:
… l`Italia detiene uno squallido primato in merito, e il fenomeno sta espandendosi a macchia d’olio . Ma le manovre di occultamento, portate avanti da chi si arricchisce speculando su questo mercato, assomigliano a una coperta troppo corta: in qualche angolo rimane sempre qualcosa di scoperto. E allora ecco che fioccano denunce a una magistratura ancora troppo disinteressata al fenomeno, si avviano inchieste giornalistiche, si girano filmati per testimoniare l`esistenza di un triste e drammatico sottobosco turistico che costringe a una vita di sofferenze migliaia di donne, di bambine e bambini. "
Silvestro Montanaro, giornalista e conduttore del programma Rai “C’era una volta”, il turismo sessuale infantile lo ha guardato negli occhi. Il 19 settembre 2002, in una puntata del suo programma, intitolata “Carne fresca”, ha raccontato la storia di quattro bambine brasiliane vittime del fenomeno attraverso un documentario realizzato a Fortaleza in collaborazione con la regista Barbara Rossi Prudente. E grazie ai suoi frequenti viaggi in Brasile e in altri Paesi del Sud del mondo ove si reca per lavoro continua a seguirne gli sviluppi.
Montanaro, quale era la situazione a Fortaleza ai tempi del suo reportage? E quale quella attuale?
«La situazione era quella di una enorme città, di circa 4 milioni di abitanti, con tanti bambini poveri e piena di espatriati italiani. La caratteristica più vistosa del mercato del sesso locale consisteva in un forte connubio tra spaccio di droga e prostituzione. La città gremiva di locali destinati a questo tipo di risorse. Non era strano vedere che la polizia locale, mal pagata, spesso partecipava a questi mercati, per arrotondare lo stipendio. Ritornando a Fortaleza nel 2004 ho visto che le nostre denunce hanno prodotto delle inchieste, ma il traffico è sempre lo stesso, anzi si sta creando una maggiore disponibilità di carne fresca».
Chi sono i protagonisti del mercato della prostituzione, soprattutto quella minorile, in Brasile?
«L’uso della carne bambina è soprattutto una modalità locale. I primi utenti sono gli stessi brasiliani. Le ragazzine con cui ho parlato hanno alle spalle trascorsi tragici. L’iniziazione a pratiche sessuali violente inizia spesso dalla propria famiglia, da un padre o padrigno snaturato. Per questo motivo si ritrovano moltissime mamme sole, alle volte genitrici solitarie di quattro, cinque bambini ricevuti in donno da altrettanti partner. Dunque il primo luogo di consumo è la famiglia. Riguardo al turismo sessuale, il primo turismo sessuale in Brasile è interstatuale: gli uomini che se lo possono permettere, vanno nel Nordeste a caccia di ragazzine. Né più né meno di quello che fanno tantissimi, di ogni estrazione sociale e provenienza, soprattutto europei (e in particolare italiani e tedeschi), statunitensi e giapponesi. Ho ritrovato la stessa composizione in altre realtà capitali del turismo sessuale, come in Thailandia, in Cambogia e in Birmania. La tragedia vera è che, al di là delle agenzie turistiche complici di questo mercato, che stigmatizziamo e facciamo bene a denunciare, vi è stato, senza che ne avessimo coscienza razionale, un profondo cambiamento delle abitudini. In fondo la ricerca di carne fresca è ormai una consuetudine di milioni di esseri umani. Ma perché non dovrebbe essere altrimenti, quando i modelli culturali imperanti ci raccontano questo tipo di donna-bambina come modello vincente... Quindi se un uomo non può procurarselo in patria, se lo va a cercare in un altro paese fingendo di non capire che la torma di ragazzine che aspettano i turisti negli aeroporti sono attratte solo da quello che hanno in tasca e da quello che rappresentano: una via di fuga da realtà dalle quali sembra impossibile uscire. Questo ormai è un fenomeno terrificantemente collettivo, che va oltre i numeri e le statistiche, spesso compilate in ribasso rispetto alla realtà».
Allora pensa che la globalizzazione dei paesi occidentali abbia un ruolo determinante nell’aumento del turismo sessuale?
«Credo che questa globalizzazione che stiamo vivendo, governata non democraticamente dai grandi centri di potere e da una legge di fondo che è quella del profitto facile, basata sulla ricerca delle aree più deboli, con condizioni salariali fragili, per produrre a prezzi competitivi, reca dentro di sé un profondo disprezzo per le fasce deboli della popolazione mondiale, considerata come merce. In fondo, anche dentro la nostra informazione, nella cultura, nel quotidiano televisivo, il corpo femminile è diventato una merce. La fanciulla vincente dei nostri giorni non è una donna attenta ai propri diritti e al suo futuro, ma è soprattutto una serie di misure, è un mostrare. Chi non riesce a procurarsi questo modello di donna in patria lo cerca altrove, dove la “merce” è disponibile a 20 dollari a notte. La colpa non è della globalizzazione: il grande male è dentro di noi, stiamo cambiando, stiamo perdendo molto».Durante i suoi viaggi lei ha conosciuto bambine e donne vittime del mercato sessuale.
«Credo che questa globalizzazione che stiamo vivendo, governata non democraticamente dai grandi centri di potere e da una legge di fondo che è quella del profitto facile, basata sulla ricerca delle aree più deboli, con condizioni salariali fragili, per produrre a prezzi competitivi, reca dentro di sé un profondo disprezzo per le fasce deboli della popolazione mondiale, considerata come merce. In fondo, anche dentro la nostra informazione, nella cultura, nel quotidiano televisivo, il corpo femminile è diventato una merce. La fanciulla vincente dei nostri giorni non è una donna attenta ai propri diritti e al suo futuro, ma è soprattutto una serie di misure, è un mostrare. Chi non riesce a procurarsi questo modello di donna in patria lo cerca altrove, dove la “merce” è disponibile a 20 dollari a notte. La colpa non è della globalizzazione: il grande male è dentro di noi, stiamo cambiando, stiamo perdendo molto».Durante i suoi viaggi lei ha conosciuto bambine e donne vittime del mercato sessuale.
Chi sono queste persone?
«La tragedia è che le bambine che ho conosciuto sono esseri totalmente indifesi. Guadagnano anche dei soldini, ma la competizione sfrenata richiede che queste bimbe che vengono dalle baraccopoli abbiano vestitini, profumi e creme. E ciò consuma quasi tutto il loro reddito. Passato il periodo di vendibilità, queste donne si trovano praticamente sole, con un corpo devastato, spesso malate e senza una lira in tasca. Ricordo la testimonianza della protagonista di un mio documentario, una ragazza brasiliana, Anna, che diceva: “Gli uomini che mi pagano mi fanno schifo, spesso sono volgari, vengono qui per sfogare il loro rancore verso la vita. Ma ogni volta che ne incontro uno disposto a venire con me, ringrazio Dio, perché è pane per i miei figli. Lo sto facendo, lo devo fare perché non ho alternative, ma ogni notte prego Dio di farmi un solo regalo: morire”». Giorno dopo giorno, ora dopo ora, anche se ti anneghi nell’alcol - perché spesso queste ragazze diventano alcoliste - anche se ti rifugi nella droga, il male resta e la coscienza di te stesso scompare. C’è solo coscienza di essere semplicemente una merce. Passare da persona a merce è un passaggio che praticamente coincide con la morte. Quello che spesso non vogliamo capire è che a volte una serie di comportamenti uccide la gente come potrebbe farlo una pallottola. Mentre un gruppo di ragazzi si diverte scambiandosi ragazze e raccontandosi le loro “prodezze sessuali”, contemporaneamente le candele della vita di altre persone si spengono in una lenta agonia. Tu le vedrai sempre felici queste bambine, ma solo perché il turista le vuole così, sorridenti. Ed ecco allora che si trasformano nella merce che il cliente richiede».
«La tragedia è che le bambine che ho conosciuto sono esseri totalmente indifesi. Guadagnano anche dei soldini, ma la competizione sfrenata richiede che queste bimbe che vengono dalle baraccopoli abbiano vestitini, profumi e creme. E ciò consuma quasi tutto il loro reddito. Passato il periodo di vendibilità, queste donne si trovano praticamente sole, con un corpo devastato, spesso malate e senza una lira in tasca. Ricordo la testimonianza della protagonista di un mio documentario, una ragazza brasiliana, Anna, che diceva: “Gli uomini che mi pagano mi fanno schifo, spesso sono volgari, vengono qui per sfogare il loro rancore verso la vita. Ma ogni volta che ne incontro uno disposto a venire con me, ringrazio Dio, perché è pane per i miei figli. Lo sto facendo, lo devo fare perché non ho alternative, ma ogni notte prego Dio di farmi un solo regalo: morire”». Giorno dopo giorno, ora dopo ora, anche se ti anneghi nell’alcol - perché spesso queste ragazze diventano alcoliste - anche se ti rifugi nella droga, il male resta e la coscienza di te stesso scompare. C’è solo coscienza di essere semplicemente una merce. Passare da persona a merce è un passaggio che praticamente coincide con la morte. Quello che spesso non vogliamo capire è che a volte una serie di comportamenti uccide la gente come potrebbe farlo una pallottola. Mentre un gruppo di ragazzi si diverte scambiandosi ragazze e raccontandosi le loro “prodezze sessuali”, contemporaneamente le candele della vita di altre persone si spengono in una lenta agonia. Tu le vedrai sempre felici queste bambine, ma solo perché il turista le vuole così, sorridenti. Ed ecco allora che si trasformano nella merce che il cliente richiede».
foto di Isabel Lima
Secondo lei si fa sufficiente informazione sul tema del turismo sessuale?
«Io dico da tempo che in Italia c’è un grande silenzio. Viene meno il diritto dovere di parlare forte e chiaro. Vedo i mass media rassegnati, accontentandosi spesso e volentieri a comparsate senza coraggio nei talk show. C’è una ipocrisia di massa. Vorrei dire alle tante mogli, alle tante figlie e alle tante fidanzate che vedono partire a Natale i loro uomini, che mi sembra strano che non si siano mai poste l’interrogativo del perché partano da soli».
«Io dico da tempo che in Italia c’è un grande silenzio. Viene meno il diritto dovere di parlare forte e chiaro. Vedo i mass media rassegnati, accontentandosi spesso e volentieri a comparsate senza coraggio nei talk show. C’è una ipocrisia di massa. Vorrei dire alle tante mogli, alle tante figlie e alle tante fidanzate che vedono partire a Natale i loro uomini, che mi sembra strano che non si siano mai poste l’interrogativo del perché partano da soli».
Quali misure efficaci possono essere prese ai fini di arginare la piaga del turismo sessuale?
«C’è una marea di cose da fare. E vanno fatte in contemporanea, sapendo che alcune hanno tempi lunghi e altre potrebbero essere fatte da subito. Bisogna fare informazione, qui e lì. Si può raccontare alle tante ragazze che fuggono dalla loro realtà immaginando di trovare qui il paradiso, che forse incontreranno soltanto nuove forme di schiavitù. Si può raccontare la verità, senza moralismi. Bisogna dare alternative a queste persone, questo è essenziale. O dai loro alternative o stai mentendo, e menti davanti a un bisogno. Bisogna educarle ad avere cura del proprio corpo, renderle coscienti dei propri diritti, garantire loro forme di tutela legale. Queste ragazze sono stelle solitarie anche se stanno in gruppo. Bisogna insomma intervenire da più punti, sapendo che è complicato ma non impossibile».
«C’è una marea di cose da fare. E vanno fatte in contemporanea, sapendo che alcune hanno tempi lunghi e altre potrebbero essere fatte da subito. Bisogna fare informazione, qui e lì. Si può raccontare alle tante ragazze che fuggono dalla loro realtà immaginando di trovare qui il paradiso, che forse incontreranno soltanto nuove forme di schiavitù. Si può raccontare la verità, senza moralismi. Bisogna dare alternative a queste persone, questo è essenziale. O dai loro alternative o stai mentendo, e menti davanti a un bisogno. Bisogna educarle ad avere cura del proprio corpo, renderle coscienti dei propri diritti, garantire loro forme di tutela legale. Queste ragazze sono stelle solitarie anche se stanno in gruppo. Bisogna insomma intervenire da più punti, sapendo che è complicato ma non impossibile».
Alcuni dati su cui riflettere
Lo Studio del Segretario Generale delle Nazioni Unite sulla violenza sui bambini del 2006, usando anche fonti OMS, stima che 150 milioni di bambine e 73 milioni di bambini sotto i 18 anni abbiano avuto rapporti sessuali forzati o subito altre forme di violenza sessuale e sfruttamento.
Secondo dati dell'ILO, nel 2000 1,8 milioni di bambini venivano sfruttati sessualmente o attraverso la prostituzione o la pornografia.
Secondo dati UNICEF, nel mondo circa 82 milioni di bambine - alcune giovanissime (anche di 10 anni) - si sposeranno prima di raggiungere il diciottesimo anno di età e sono a rischio di violenza fisica e sessuale da parte dei loro mariti adulti.
Nel maggio 2006, il database dell'Interpol sulle immagini di bambini sfruttati conteneva foto di più di 20.000 bambini sfruttati sessualmente per produrre pornografia infantile; la maggioranza di queste erano nuove foto, a dimostrazione di recenti casi di sfruttamento.
«Lo sfruttamento sessuale lascia ai bambini cicatrici psicologiche e, a volte, anche fisiche e riduce le loro speranze di condurre una vita dignitosa» afferma il Direttore generale dell'UNICEF Ann Veneman.
«Nessun paese o regione è immune e non ci sono spettatori innocenti».
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