mercoledì 1 ottobre 2008

Quatro frases que fazem crescer o nariz do Pinóquio

("Mi sono messo in testa di sottoporvi un articolo di Eduardo Hughes Galeano, autorevole giornalista e stimato scrittore uruguayano, nato a Montevideo nel 1940. Non avendone trovato la traduzione dal portoghese, mi sono permesso di farla io. Mi scuso sin d'ora con l'autore e con voi per eventuali errori che posso aver commesso." Il censore.)

" 1) Siamo tutti colpevoli per la rovina del pianeta.

La salute del mondo fa schifo."Siamo tutti responsabili" declama la voce di allarme universale e questa generalizzazione assolve: se tutti siamo responsabili, nessuno lo è.
Così come conigli, si riproducono i nuovi tecnocrati del migliorare l'ambiente. E' il tasso di natalità più alto del mondo: gli esperti generano esperti e ancora più esperti, che si occupano di svolgere il tema nei giornali incelophanati di ambiguità. Essi costruiscono un nebbioso linguaggio di esortazioni al "sacrificio di tutti" nelle dichiarazioni dei governi e nei solenni accordi internazionali, che nessuno comprende. Queste cascate di parole - inondazione che minaccia di trasformarsi in una catastrofe ecologica paragonabile al buco dell'ozono - non si scatenano gratuitamente.
Il linguaggio ufficiale nega la realtà per concedere l'impunità alla società del consumo, che è imposta come modello in nome dello sviluppo e alle grandi imprese che ne traggono linfa. Ma le statistiche confessano. I dati nascosti dietro le chiacchiere rivelano che il 20% dell'umanità compie l'80% delle aggressioni contro la natura, crimine che gli assassini chiamano suicidio ed è l'umanità intera che paga le conseguenze del degrado della terra, dell'intossicazione dell'aria, dell'avvelenamento dell'acqua, del riscaldamento del clima e della delapidazione delle risorse naturali non rinnovabili. La signora Harlem Brundtland , (http://it.wikipedia.org/wiki/Gro_Harlem_Brundtland) che dirige il Governo della Norvegia dimostrò recentemente che se i 7 miliardi degli abitanti del pianeta consumassero in egual misura dei paesi sviluppati dell'Occidente, ci vorrebbero 10 pianeti come il nostro per soddisfare tutte le loro necessità". Un'esperienza impossibile.
Ma i governanti dei paesi del Sud che promettono l'ingresso nel Primo Mondo, magico passaporto che renderà ricchi e felici tutti noi, non dovrebbero soltanto essere processati per furto. Non stanno soltanto sfruttandoci, no: oltre a ciò questi governanti commettono apologia di crimine. Perché questo sistema di vita che si rappresenta come paradisiaco, fondato sullo sfruttamento del prossimo e sulla distruzione della natura è quello che ci sta ammalando il corpo, ci avvelena l'anima e ci lascia senza mondo.

2) E' verde quel che si dipinge di verde.

Ora i giganti dell'industria chimica fanno la loro pubblicità in color verde e la Banca Mondiale
lava la sua immagine ripetendo la parola ecologia ad ogni pagina delle sue relazioni e tingendo di verde i suoi prestiti.
"Nelle condizioni dei nostri prestiti ci sono norme ambientali ristrette." dichiara il presidente della suprema banca mondiale. Siamo tutti ecologisti, tanto che qualcuno pensa a limiti concreti alla libertà di contaminazione. Quando il parlamento dell'Uruguay approva una timida legge in difesa dell'ambiente, le imprese che scaricano veleni nell'aria e imputridiscono le acque, tirano fuori subito una maschera verde appena comprata e gridano la loro verità nei termini che possono così essere riassunti: "i difensori della natura sono avvocati della povertà, dediti a sabotare lo sviluppo economico e ad espellere l'investimento straniero". La Banca Mondiale, d'altra parte, è la principale promotrice di ricchezza, di sviluppo e di investimento straniero. Forse, per riunire tante virtù, la Banca amministrerà, insieme all'ONU, il recentemente creato Fondo per un Miglior Ambiente Mondiale. Questo, imposto sopra le nostre teste, disporrà di poco denaro, cento volte meno di quanto avevano chiesto gli ecologisti per finanziare progetti che non distruggano la natura.
Intenzione indiscutibile, conclusione inevitabile: se questi progetti richiedono un fondo speciale, la Banca Mondiale ammette, di fatto, che tutti i suoi inutili progetti fanno ben poco per migliorare l'ambiente.
La Banca si chiama Mondiale, così come il Fondo si chiama Internazionale, ma questi fratelli gemelli vivono, riscuotono e decidono a Washington. Chi paga comanda e la numerosa tecnocrazia non sputa nel piatto dove mangia. Essendo com'è, la principale creditrice del nuovo mondo, la Banca Mondiale governa i nostri paesi schiavi, che a titolo di interessi sul debito pagano ai suoi creditori esterni 250 mila dollari al minuto, e impone loro la sua politica economica in funzione del denaro che concede e promette.

La divinizzazione del mercato, che compra ogni volta meno e paga ogni volta peggio, permette di riempire di chincaglierie le grandi città del mondo, drogate dqlla religione del consumo, mentre i campi si esauriscono, le acque che ci alimentano imputridiscono e una crosta secca copre deserti che prima erano foreste.

3) Tra il capitale e il lavoro, l'ecologia è neutrale.

Si può dire tutto di Al Capone, ma era un cavaliere: il buon Al mandava sempre dei fiori ai parenti delle sue vittime. Le grandi imprese dell'industria chimica, petrolifera ed automobilistica pagarono buona parte di Eco 92, una conferenza internazionale che in Rio de Janeiro si occupò dell'agonia del pianeta. E questa conferenza, chiamata "Cimeira da Terra" non condannò le transnazionali che producono inquinamento e che di esso vivono e nemmeno pronunciò una parola contro l'illimitata libertà di commercio che rende possibile la vendita di veleni. Nel grande ballo in maschera di fine millennio, perfino l'industria chimica si veste di verde. Un'angustia ecologica turba il sonno dei maggiori laboratori del mondo, che per aiutare la natura stanno ad inventare nuove coltivazioni biotecnologiche. Ma questi sviluppi scientifici non si propongono di trovare piante più resistenti alle calamità, senza aiuti chimici, cercano effettivamente nuove piante ma capaci di resistere alle infezioni e agli erbicidi che quegli stessi laboratori producono. Delle 10 maggiori imprese di sementi del mondo, 6 fabbricano pesticidi (Sandoz, Ciba-Geigy, Dekalb, Pfiezer, Upjohn, Shell, ICI).
L'industria chimica non ha tendenze masochiste. Il recupero del pianeta o quel che ci resta di lui implica la denuncia di impunità del denaro e la libertà umana. L'ecologia neutrale che assomiglia al giardinaggio si fa complice dell'ingiustizia di un mondo dove il mangiar sano, l'acqua limpida, l'aria pura ed il silenzio non sono diritti di tutti, sono privilegi dei pochi che possono pagarseli.
Chico Mendes (lhttp://it.wikipedia.org/wiki/Chico_Mendes) lavoratore del caucciù cadde assassinato alla fine del 1988, nell'Amazzonia brasiliana, perchè credeva in quello che diceva: che la militanza ecologica non può essere disgiunta dalla lotta sociale. Chico diceva che la foresta amazzonica non potrà salvarsi fino a quando non sarà fatta la riforma agraria in Brasile. Cinque anni dopo l'assassinio, i vescovi brasiliani denunciarono che più di 100 lavoratori rurali morivano assassinati ogni anno nella lotta per la terra e calcolarono che 4 milioni di contadini senza lavoro andavano nelle città abbandonando le piantagioni dell'interno. Adattandola ai numeri di ogni stato, la dichiarazione dei vescovi fa un ritratto di tutta l'America Latina. Le grandi città, latino-americane gonfiate fino a scoppiare per l'invasione incessante degli esclusi dal campo, sono una catastrofe ecologica: una catastrofe che non si può capire dentro i limiti dell'ecologia, sorda davanti al clamore sociale e cieca davanti al compromesso politico.

4) La natura sta fuori di noi.

Nei suoi 10 Comandamenti, Dio dimenticò di menzionare la natura. Dentro gli ordini che ci inviò dal monte Sinai, il Signore avrebbe potuto aggiungere, per esempio:"Onora la natura di cui fai parte". Ma questo non gli occorreva.
Cinque secoli fa, quando l'America fu catturata per il mercato mondiale, la civiltà invasora confuse l'ecologia con l'idolatria. La comunione con la natura era peccato. E meritava castigo. Secondo le cronache di conquista, gli indios nomadi, che usavano le cortecce per vestirsi, non scortecciavano mai il tronco intero per non distruggere l'albero e gli indios sedentari piantavano coltivazioni varie e con periodi di riposo, per non stancare la terra.
La civiltà che veniva ad imporre le devastanti monocolture da esportazione non poteva capire le colture integrate nella natura e le confuse con una vocazione demoniaca o con l'ignoranza. Per la civiltà che si diceva essere occidentale e cristiana, la natura era una bestia feroce che era necessario domare e castigare affinché funzionasse come una macchina posta al nostro servizio da sempre e per sempre.
La natura che era eterna, diventava nostra schiava. Da poco sappiamo che la natura si stanca, come noi, suoi figli e sappiamo che, come noi, può morire. Già non si parla si sottomettere la natura, ora perfino i suoi carnefici dicono che è da proteggere. Ma tanto nell'uno come nell'altro caso, natura sottomessa e natura protetta, essa sta fuori di noi.

Una civiltà che confonde l'orologio con il tempo, la crescita con lo sviluppo e l'altezza con la grandezza, confonde anche la natura con il paesaggio, mentre il mondo, labirinto senza centro, si dedica a consumare il suo proprio cielo. "


(foto di Robson Oliveira)
Le due facce della stessa realtà

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