lunedì 29 settembre 2008

Soli contro tutti o…..

L’argomento di oggi scaturisce da un episodio avvenuto alcune sere fa a casa mia. Avevamo a cena alcuni amici di mio figlio ventenne e il discorso che avevano instaurato fra di loro verteva sul fatto che ognuno di noi debba, in buona sostanza, badare a fare i propri interessi. Stavo per entrare nella discussione, quando mio figlio se ne esce con una affermazione, “… bisogna fottere il sistema …”, che fu subito suffragata dal consenso degli amici.
Sono rimasto quasi bloccato da questa superficiale quanto banale ed egoistica dichiarazione anche perché i presenti erano tutti d’accordo, ma ho avuto subito chiara quale fosse l’idea che stava alla base di questo pensare giovanile: l’idea di una società “asociale”, dove l’unica cosa che conta è l’individuo contro gli altri individui. L’argomento era troppo profondo per esser elaborato durante una cena veloce con commensali che sì avrebbero ascoltato, ma pensando: ” che barba, che barba …!!”. Riprendo dunque qui quello che mi rammarico di non aver fatto quella sera, sperando di essere in grado di fare capire le mie opinioni al riguardo.
“Bisogna fottere il sistema!”
Analizziamo il significato di questa frase, che può sembrare semplice ed implicito, cerchiamo di vedere quello che sta dietro le singole parole, quale tipo di sistema bisogna fottere e perché, quale visione hanno questi giovani della nostra società, tanto da uscirsene con un’affermazione così negativa e disarmante.
Viviamo in un’epoca in cui i problemi si accavallano giorno per giorno. Siamo subissati dai media, che ci propongono sì immagini e notizie di guerre, attentati, cataclismi, crisi finanziarie, ecc.., ma, da contro altare, anche e soprattutto il cosiddetto “gossip” (termine nauseabondo già solo a sentirlo). Immagini di bellezze “svelinate”, auto, panfili e feste da mille e una notte sono lo straripante fiume su cui molti periodici e molti pseudo- telegiornali (Fede in primis) navigano per sommergerci di emerite cretinate. I nostri giovani, che si affacciano ora alla vita reale, sono frastornati. Sicuri nella loro spavalderia e nell’assoluta certezza di essere già adulti, senza dubbio non si rendono conto di essere una generazione cresciuta come un’ albero senza radici, che ogni folata di vento può far cadere da una parte o dall’altra. Purtroppo dotati di una cultura modesta, che non ha generato in loro un vivace spirito critico (e di questo noi come genitori dobbiamo assumercene la responsabilità, insieme alla società tutta) risolvono i problemi in maniera semplicistica, non pensando quali possano essere le conseguenze delle loro azioni.
Come si fotte il sistema? Forse evadendo il fisco, forse imbrogliando il prossimo, forse superando gli altri nella scalata sociale, attraverso raccomandazioni, forse corrompendo …
Essi si trovano fra un futuro di dolore e privazione, che cerca di inglobarli nella massa dei più e un futuro di lustrini e paiettes, che li lusinga ma fa di tutto per respingerli, affinché pochi, gli eletti per censo e ceto, possano godere di tanta profonda vacuità. Ma fottere il sistema è il loro modo di rispondere alle aspirazioni negate, è il loro modo di ribellarsi, quasi di riscattarsi contro il magro futuro che li aspetta, senza rendersi conto che il sistema siamo noi tutti.

Fottere il sistema = fottere noi stessi.

Il sistema è questa società discriminante, il sistema è il modo in cui chi ci governa (di destra o di sinistra) ha imbrigliato le strutture di partecipazione politica e sociale, facendoci credere che siamo noi a decidere del nostro futuro, mentre sono loro invece ad imporcelo, attraverso le loro ipocrite decisioni.
Il sistema è la forbice sempre maggiore che divide i ricchi dai poveri, che fa lievitare la massa dei diseredati e, al tempo stesso, la massa dei denari dei “Paperon de’ Paperoni”.

Il sistema è il libero mercato che fu scelto come unica legge del capitalismo e che ora si ripiega su sé stesso franandoci addosso tutta la melma delle sue mascalzonate finanziarie.


Una società, il cui unico fine è la crescita economica, il famigerato PIL, in cui si sono persi i valori fondamentali del vivere civile (al loro posto abbiamo messo il Dio Denaro), una tale società non può durare a lungo. Senza principi morali, senza lungimiranza nelle scelte della scuola, della cultura e dell’arte, senza investimenti nell’accrescimento culturale ed etico dei giovani, la società non ha futuro. Non serve nascondere i problemi col lifting, ad un certo punto i problemi esploderanno e la semplificazione della loro risoluzione apparirà inutile, se non addirittura dannosa.

La massa è subissata da problemi economici sempre più irrisolvibili, mentre la paura dell’altro, del diverso, anche del vicino è sempre più in crescita; la storia, come sempre, si ripete, è la solita guerra fra poveri, fomentata da una destra che spinge sulla sicurezza per i suoi non tanto reconditi scopi. Nella totale assenza di realistici progetti per un'equa risoluzione dei problemi, unire il popolo contro un nemico comune (anche immaginario, nel nostro caso abbiamo trovato gli immigrati), è sempre stato il mezzo per distogliere il popolo dal chiedere conto di quanto facciano i governanti per il popolo stesso.
La massa allontanatasi dalla vita politica (o per meglio dire allontanatasi perché schifata dai giochetti della casta) ha comunque bisogno di certezze e di una guida sicura che la sottragga dai problemi e pensi lei a risolverli, non importa come.
Ed è così che attraverso seduzioni, lusinghe e semplificazioni, questa casta politica, che dovrebbe in teoria rappresentarci (ma che rappresenta solo sé stessa ed i propri interessi), ci sta portando da una falsa democrazia, rappresentata da ceti privilegiati e masse da blandire e spolpare, all’autoritarismo, per ora soft.!! (non dimentichiamoci delle schedature dei rom, delle reiterate dichiarazioni contro le altre religioni, degli atti di razzismo contro gli immigrati, del ritorno ai bei tempi (?) della scuola dei primi ‘900, dei tagli di bilancio nei settori di scuola e sanità, del rafforzamento militare in teatri internazionali di guerra (Afganistan), e del presidiamento di zone a rischio sicurezza in Italia, di contro al taglio dei finanziamenti alle forze dell’ordine).
Quindi..... adesso che ci penso bene, forse, sotto certi aspetti, aveva ragione mio figlio quando ha detto quella frase!!
Si, aveva ragione lui, bisogna fottere il sistema, ma in un modo diverso.

Bisogna tornare, anche tappandosi il naso, ad occuparci della vita politica, partendo dal basso.
Bisogna far sentire ai nostri governanti , anche a quelli locali, che d'ora in poi controlleremo tutto quello che fanno, perché loro prima di essere nostri rappresentanti, sono nostri dipendenti, pagati da noi ed eletti per fare gli interessi dell'intera collettività .
So che sarà una strada lunga, faticosa e piena di insidie , ma è la sola cosa da fare, se vogliamo che i nostri figli non abbiano a maledirci per la nostra ignavia. Non lasciamogli in eredità una società così tristemente ingiusta e senza speranze.




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"I giovani non sono vasi da riempire ma fiaccole da accendere."
Marco Fabio Quintiliano
(35 d.c.-95 d.c.), oratore latino e maestro di retorica.

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