venerdì 17 giugno 2011

LA MERCIFICAZIONE DELLA MORALE

Dal Festival dell’economia di Trento

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Il sociologo Bauman si è detto preoccupato della nuova tendenza che vede il mercato come canale sostitutivo per il soddisfacimento delle esigenze morali. “Bisogna uscire dal vicolo cieco della crescita senza fine”.

Far leva sulla mercificazione e la commercializzazione dei bisogni morali degli individui per mantenere a galla l'idea di una crescita illimitata dell'economia è una mistificazione della realtà, rischiosa per la sopravvivenza dell'umanità.
È questo, in sintesi, il messaggio lanciato domenica 5 giugno, in chiusura del Festival di economia di Trento, dal pensatore e sociologo polacco Zygmunt Bauman. Durante la sua lectio magistralis all'auditorium S. Chiara, dell'Università di Trento, Bauman ha espresso grandi preoccupazioni sull'attuale tendenza che vede il mercato proporsi quale canale sostitutivo per il soddisfacimento delle esigenze morali.
Una tendenza, questa, sostenuta da ingenti investimenti pubblicitari, ma, soprattutto, dall'attuale scansione della vita lavorativa. Vent'anni fa, ha rilevato l'oratore, il 60% delle famiglie americane si ritrovava la sera per condividere, insieme, momenti relazionali. Ora le cose sono cambiate: solo il 20% ha mantenuto questa tradizione, essendo aumentate le ore di lavoro e sparito il confine che divide i tempi lavorativi dai momenti di vita privata.
Secondo Bauman, questo stato di cose ha generato una cattiva coscienza che le persone cercano ora di mitigare con le proposte del mercato. Più grande è il senso di colpa creato dalla scarsa manifestazione di affetto, più le persone cercano di colmarlo elargendo, ad esempio, regali costosi ai propri cari. Per il pensatore polacco, questa nuova trovata del mercato è pericolosa. Alimenta la corrente di pensiero secondo cui è possibile che l'economia continui a crescere illimitatamente, visto che è illimitata la natura delle esigenze morali che si propone di soddisfare.
Bauman ha smontato quest'ultimo assunto rilevando come sia assurdo basare l'indefinita crescita del Pil sulla vendita di prodotti o servizi che, benché soddisfino bisogni illimitati, dipendono dallo sfruttamento di risorse appartenenti a un ecosistema limitato. Com'è possibile, si è chiesto lo studioso polacco, continuare a credere nell'indefinita crescita della produzione e dei consumi in un mondo dove il picco della produzione mondiale del petrolio è stato raggiunto nel 2006?
Il momento della verità è vicino, dice Bauman, secondo cui, per uscire dal vicolo cieco della crescita senza freno, la società mondiale deve effettivamente abbracciare la via della sostenibilità (economica, sociale e ambientale), pensando amorevolmente alle generazioni future. Da qui l'augurio che avvenga un cambiamento di prospettiva nel sistema di governance mondiale il quale, per rilevare la sfida, dovrebbe cominciare a guardare al lungo periodo, invece di mantenersi in una logica di breve periodo basata sulla necessità di ottenere un consenso politico irresponsabile ed egoista.
L'ospite d'onore dell'ultimo giorno del Festival di Trento si è inoltre augurato che l'avidità smithiana, che ha guidato per anni il pensiero economico occidentale, non continui più a essere considerata come motore della prosperità individuale e collettiva. L'idea secondo cui volere di più per sé genera ricchezza anche per gli altri deve essere sostituita da azioni basate su effettivi rapporti umani, che, di genere, consumano poche risorse e non sono funzionali né alla crescita della produzione né all'aumento dei consumi.
Fortuna Ekutsu Mambulu

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