venerdì 18 marzo 2011

IL RISVEGLIO DELLA CENTRALE IMBALSAMATA DI CAORSO

Anche l’Italia trema ma non come il Giappone. E le pianure del nord sono più calme delle creste del meridione. I terremoti che scuotono la valle del Po sembrano gentili, si fa per dire: mai sopra il 5,8; quattro potenze Richter in meno dello sconvolgimento orientale. Purtroppo l’Appennino continua a scivolare sulla pianura padana e nessuno é sicuro di cosa  sta per succedere otto chilometri sotto.

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Nella costruzione della centrale nucleare di Caorso, il parametro di riferimento era questo e le ipotesi sulla fuga radioattiva disegnavavano tre cerchi attorno al ground zero. Primo cerchio: due chilometri bruciati, Caorso e i paesi della sponda lombarda. Secondo, 10 chilometri: Piacenza, Cortemaggiore, campagne di Lodi e Cremona. L’ultimo avvolge Milano e Monza; contaminati Busseto, Parma, Fidenza e i bagni di Salsomaggiore. Ipotesi di scuola, nessun allarme anche se le notizie che arrivano confuse aprono qualche pensiero.
Ogni ora Tokio allarga i cerchi dei primi disastri: radiazioni mille volte oltre la norma nell’erba e nel respiro di province venti, sessanta, cento chilometri lontane dal soffio sfuggito alla centrale. Vecchia di quarant’anni più o meno come la centrale imbalsamata di Caorso ancora affacciata sul Po.

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Abbandonata dopo il no del referendum 1987 eppure fino a pochi mesi fa custodiva nelle sue segrete, barre d’uranio mai trasportate altrove.  E 8700 fusti sigillati di scorie da 25 anni in attesa del cimitero promesso e sempre rimandato: nessuno lo vuole perché é per l’eternità. Camion e vagoni sigillati pronti a trasportare le salme radioattive in un bunker francese. Forse adesso sono lì.
Caorso  va distrutta e ricostruita con tecnologie più avanzate dei monumenti che ballano in Giappone. La quarta generazione sta per arrivare e Sarkozy vende all’Italia gli ultimi campioni di un sistema in liquidazione: reattori Erp, 4 miliardi l’uno. Non sarebbe il caso di aspettare il prossimo modello?
Mai arrendersi alla paura dei racconti di Tokio, ma prevedere cosa potrebbe succedere é esercizio normale di buon senso. Chi abita Caorso alza le spalle: siamo qui sani e salvi, nessun allarme e pesche miracolose negli inverni che gelano. L’acqua del Po raffreddava le piscine attorno  alla capsula del nocciolo infuocato e quando tornava nel canale che la riportava al fiume, avvolgeva gli argini in una nuvola di vapore. Pesci infreddoliti risalivano fin sotto. Tirarli su un gioco: uno al minuto e poi in padella. Mai pensato alle radiazioni eppure i pescatori sono li a raccontarla sani e rubicondi.

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Il deposito temporaneo della centrale di Caorso

Se l’ottimismo rasserena non bisogna dimenticare che il soffio di Caorso può far tremare (più del terremoto) economia e vita sociale nelle regioni opulente del nord. Milano con la mascherina, ma basterà, o per chissà quanto tempo dovrà fermarsi? Colture avvelenate dalle radiazioni vuol dire latte contaminatio, Parmigiano Reggiano e Grana Padano addio. Nella Bassa invecchiano i culatelli: neanche parlarne. E poi i veleni che arrivano al mare nelle acque del Po. Quattrocento chilometri di pianura fertile e bel coltivata, due milioni di persone e 80 milioni di maiali che diventano prosciutti e arrosti da tavola.

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(Barili di scorie prodotte dalla Centrale di Caorso nel 1987)

Una rovina. È solo l’ipotesi dei Verdi che saranno pessimisti, ma la domanda resta: per coprire il 25 per cento del bisogno energetico nazionale, tagliando le risorse ad ogni produzione alternativa, val la pena mettere in conto un catastrofe così? Improbabile eppure teoricamente possibile.
L’altra curiosità  riguarda la benevolenza dei governi. Alle popolazioni che vivono attorno alle centrali concedono privilegi negati alle regioni lontane. Come mai questo salario della paura se ogni pericolo viene sconsiderato? Paura metabolizzata dalla tentazione alla convenienza. Il paese é cresciuto attorno alla Centrale madre nel piccolo benessere di sussidi che continua a ricevere e che continueranno ad arrivare visto che la “fabbrica nucleare” sta per essere rifondata.
Le casse pubbliche di Caorso sembrano quelle dell’Alto Adige. Malgrado la centrale sia dismessa i soldi non smettono di sgocciolare: 10 milioni di euro con gli arretrati, altri milioni sono in viaggio. Vogliono dire strade bene asfaltate, mutui rimborsati,  tasse rifiuti ridotte a metà, libri di testo gratis per la scuola dell’obbligo e bus senza biglietto ai ragazzi che studiano nelle città.
Ma tutto ha un prezzo, e l’eventuale prezzo da pagare sembra troppo alto.
(Maurizio Chierici, Il Fatto, 15-03-2011)
© Il Fatto Quotidiano



http://www.ilfiumepo.net/it/caorso.html
http://www.comune.caorso.pc.it/pagina.asp?IDpag=114&idbox=20&idvocebox=151
http://parma.repubblica.it/dettaglio-news/15:06/3935226

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