mercoledì 7 luglio 2010

LA ISLA

(GUATEMALA)
La storia recente del Guatemala è segnata da una delle più lunghe e sanguinose guerre civili dell’America latina, terminata nel 1996 con un accordo di pace. Più di 200.000 morti, 45.000 scomparsi e 5.000 donne violentate, questo è il saldo di 36 anni di guerra. Un gigantesco archivio di polizia scoperto pochi anni fa getta nuova luce sugli orrori di quegli anni. I documenti sono conservati in forma digitale a Berna.
Già tre anni dopo la firma dell’accordo, la commissione nazionale incaricata di indagare le violazioni dei diritti umani nel paese centro-americano si era lamentata del fatto che le autorità civili e militari del paese ostacolassero le ricerche sui crimini commessi durante il conflitto armato, non permettendo l’accesso a documenti rilevanti. Da questo punto di vista, la situazione è cambiata repentinamente nel luglio del 2005, quando collaboratori della Procura guatemalteca per i diritti umani hanno rinvenuto in un vecchio deposito di munizioni, un enorme archivio che custodisce atti della polizia del Guatemala degli ultimi 120 anni. La scoperta dell’archivio di polizia ha fornito alle autorità inquirenti uno strumento di grande importanza per far luce sui crimini contro l’umanità avvenuti in Guatemala.
La documentazione è stata trovata in stato di deterioramento avanzato e prima di ogni cosa si è dovuto lavorare per il recupero, pulendola da polvere umidità e larve, poi si è organizzato l’archivio dei dati, dividendoli per anno e secondo ogni organizzazione di cui si componeva la Polizia Nazionale; si è iniziata dunque la ricerca attraverso la lettura, l’individuazione dei responsabili e l’evoluzione storica delle strutture di polizia. Sono stati visionati, identificati, ripuliti, classificati e ordinati circa 80 milioni di documenti. Messi in fila uno accanto all’altro, i documenti del più grande archivio di polizia dell’America latina raggiungerebbero una lunghezza di circa 8 chilometri. Per fare ciò, sono state coinvolte 150 persone al giorno tra cui giovani figli o fratelli di desaparecidos assassinati durante la guerra, che attraverso la memoria storica possono almeno avviare un processo di riconciliazione. Da quando l’archivio è stato aperto al pubblico nel 2009, sono state ricevute 394 richieste, 130 delle quali di privati.
Per preservare e facilitare l’informazione si è proceduto alla digitalizzazione dei documenti. Il Ministero degli esteri elvetico (DFAE)ha finanziato le attività di salvaguardia dei documenti con 100.000 dollari ed esperti svizzeri hanno partecipato alla messa in sicurezza elettronica dei documenti.
Strutture clandestine di potere continuano tuttavia a rapire, torturare e assassinare rappresentanti della società civile, studenti, avvocati e sindacalisti e il tasso di violenza nel Paese è in continuo aumento, anche per questo motivo gli ambienti che si occupano di diritti umani ritengono che l’archivio di polizia possa essere in pericolo, così la Procura guatemalteca per i diritti umani e l’Archivio federale di Berna si sono accordati per inviare in Svizzera una parte importante dei documenti digitalizzati, circa 7 milioni di documenti e materiali probatori, soprattutto i documenti prodotti dopo la metà degli anni Cinquanta del secolo scorso, quando, dopo una breve parentesi democratica, nel 1954 l’esercito prese il potere in Guatemala con un colpo di stato contro il presidente di origini svizzere Jacobo Arbenz Guzman. Negli anni successivi le violazioni dei diritti umani furono numerosissime. Il picco delle atrocità fu raggiunto durante i regimi di Carlos Manuel Arana Osorio (1970-1974), Fernando Romeo Lucas Garcia (1978-1982) ed Efrain Rios Montt (1982-1983).

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Esecuzione di sostenitori del presidente Arbenz

Su questo archivio, il regista tedesco Uli Stelzner ha realizzato un documentario “La Isla. Archivos de una Tragedia”* che, dopo circa 4 anni di intenso lavoro, è stato proiettato in Guatemala proprio lo scorso aprile. Ingressi esauriti, proiezioni extra. A poche ore dalla prima, una minaccia di bomba ha messo a rischio la proiezione, ma tutto poi si è svolto come da programma suscitando un grande dibattito in sala. I protagonisti della storia sono le vittime. Lo spazio, che è l’Archivio, non cerca vendetta, ma piuttosto un contributo alla giustizia. La maggior parte delle vittime e dei superstiti non hanno ricevuto finora alcun tipo di risarcimento, né morale, né in denaro. In questo contesto ‘La Isla’ può servire da motivazione a molte persone perché sappiano che hanno tutto il diritto di sapere quanto successo.

Familiares de víctimas de la guerra civil en Guatemala.

Lo que sí puedo decir es que miembros de estos grupos están dentro del mismo gobierno
Marielos Monzón



Ahora están envueltos en el crimen organizado, en tráfico de personas, en narcotráfico y básicamente mantienen a la población aterrorizada mediante asesinatos
Marielos Monzón

*Disponibile presso il Centro di Documentazione ‘Paola Buzzola’ del CISS – Cooperazione Internazionale Sud Sud, a Palermo.
Cristiana Dell’Aira – consulente CISS in Guatemala

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