lunedì 15 marzo 2010

LA FRANÇAFRIQUE: L’URANIO, I COLPI DI STATO, I TUAREG, AREVA E SARKOZY (1)

La recente visita di Nicolas Sarkozi in Africa ha probabilmente ottenuto l'effetto contrario per l'immagine della Francia, vista ormai come l'ultima vera potenza coloniale del continente, in concorrenza

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diretta con la penetrazione commerciale cinese e il neo-colonilismo delle multinazionali della globalizzazione. Un sospettoso rancore verso l'ingerenza francese che è culminato con il colpo di Stato in Niger, accaduto proprio alla vigilia dell'arrivo di Sarkozy, accusato di fare da piazzista ed avvocato alle industrie nucleari di Stato. Il giornale di Kinshasa Le Potentiel ha accolto Sarkozy con un durissimo editoriale intitolato "Coup d'Etat au Niger - De la désinvolture à la dictature d'un néo-monarque en Françafrique", che ricorda come «Dopo aver esaurito le miniere d'uranio a cielo aperto di Mounana a Franceville, in Gabon, negli anni ‘70, il gruppo Areva-Cogema si è ritirato verso il Niger, che è il terzo esportatore mondiale di questo prezioso minerale. La sua produzione annua, che raggiunge le 3.300 tonnellate, rappresenta il 48% de sue entrate da esportazione». Gli africani sono preoccupati perché sanno che l'aumento della richiesta di combustibile nucleare sta ridiventando strategica per le grandi potenze e che, se si avvereranno le previsioni dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (130 nuove centrali in realizzazione o progettate) per il 2030 l'energia nucleare potrebbe crescere tra il 20 e l'80%. Il problema è che le risorse di "yellow cake" probabilmente saranno esaurite proprio intorno al 2030 - 2040, ed è per questo che le potenze nucleari percorrono il pianeta, e soprattutto l'Africa, alla ricerca di giacimenti di lunga durata e per costituire stock di uranio da centinaia di migliaia di tonnellate.

Il deposto presidente del Niger, Mamadou Tandja, si era infilato in questo grande gioco della globalizzazione nucleare ottenendo l'appoggio degli amici francesi alla sua politica autoritaria, ma cercando altri partner ed aprendo furbescamente ai cinesi della Sino-Uranium che esplorano dal 2006 i giacimenti di Tégguida e che nel 2007 hanno ottenuto le licenze per sfruttare le miniere di Azelik. Ma alla corte del corrotto e golpista Tandja c'erano molti altri che hanno ottenuto concessioni in Niger: australiani, canadesi, britannici indiani e sudafricani. Tanto che qualcuno pensava ad una fine del monopolio francese sull'uranio del Paese.

La Francia nella sua ex colonia del Sahel si è comportata in modo pessimo: tra il 1970 e il 1975 c'è stato un vero e proprio esodo delle popolazioni tuareg dopo l'apertura delle miniere di uranio di Areva-Cogema nel nord del Niger. 20 mila tuareg sono poi ritornati nel 1980, dopo la caduta del dittatore Seyni, ma questo contro-esodo è stato il prologo di una ribellione armata guidata dal Mouvement des nigériens pour la justice (Mnj), diventato una vera e propria spina nel fianco per il governo di Niamey. I tuareg rappresentano la maggioranza delle popolazioni povere del nord ed hanno il "difetto" di vivere esclusivamente nelle aree uranifere, inoltre si sentono discriminati rispetto alle popolazioni Haoussa e Djerman del sud che occupano i settori del commercio, dell'amministrazione pubblica e dell'esercito e soprattutto usufruiscono delle entrate derivanti dallo sfruttamento delle risorse minerarie.

Nel 1995 gli accordi di Six, misero fine ai combattimenti tra il Mnj e l'esercito del Niger (armato dai francesi) e Niamey si impegnò a risolvere la questione tuareg attraverso misure amministrative e la decentralizzazione dei poteri, garantendo la salvaguardia dei pascoli, il trasferimento del 50% delle entrate minerarie alle comunità locali e l'assunzione di manodopera tuareg nelle attività minerarie. Una pace durata pochissimo e subito tradita a causa della nascente concorrenza per l'uranio tra Francia e Cina che è diventata la ragione nascosta della nuova guerra e dell'instabilità del Niger, tanto che le Potentiel ha rivolto alcune domande scomode a Sarkozy rimaste per ora senza risposta: «Come è accaduto che la ribellione tuareg, che aveva deposto le armi nel 1995, sia stata repentinamente riattivata nel febbraio 2007, distinguendosi nel luglio 2007 per la presa in ostaggio di un quadro della compagnia cinese China Nuclear International Uranium Corporation (Sino-Uranium)? Chi ha quindi cercato di nuocere agli interessi della Cina in Africa, mantenendo attualmente il continente nel vecchio sistema coloniale dei monopoli a vita, mentre il continente cerca di aprirsi alle regole della concorrenza all'interno della globalizzazione dei mercati? Non ci sono strumentalizzazioni del fattore etnico (haoussa - tuareg - Djerman), come è sempre il caso in africa durante i conflitti e gli impegni economici più subdoli, come la rendita energetica o agricola?».

Il giornale del Congo Rdc fa notare anche alcune stranezze che riguardano i francesi e che non sono mai state spiegate: nel giugno e luglio 2007 Niamey espulse il colonnello Gilles de Namur, capo della sicurezza di Areva in Niger, e Dominique Pin, il direttore dell'impresa nucleare nel Paese, accusati di sostenere il Mnj (che teoricamente avrebbe dovuto combatterli), Nel settembre 2007, il governo di Niamey sbatte in galera Moussa Kaka, il corrispondente in Niger di Radio France International, accusandolo di «Complicità nell'attentato all'Autorità dello Stato» per i suoi presunti contatti con i ribelli del Mnj. Le relazioni tra Parigi e Niamey si normalizzano solo nel gennaio 2008, quando Tandja conferma ad Areva che sarà la Francia la sola a sfruttare il gigantesco giacimento di uranio di Imouraren, dove l'impresa potrà estrarre 5.000 tonnellate di uranio in 35 anni per far funzionare le centrali nucleari francesi, il tutto al modico costo di 1,2 miliardi di euro. Ma il giacimento di Imouraren potrebbe contenere fino ad oltre 200.000 tonnellate di uranio e la Sino-Uranium non ha abbandonato l'idea di prendersene una bella fetta sotto il naso di Areva, magari approfittando del recente colpo di Stato militare. D'altronde i cinesi lo hanno già fatto dopo il golpe del 2009 in Guinea, accordandosi subito con la giunta militare di Dadis Camara, abbandonata dalla Francia dopo il massacro di Conakry, che ha firmato un accordo di partenariato minerario con il China International Fund che prevede investimenti per 4,5 miliardi di euro in progetti infrastrutturali.

In effetti le coincidenze sono troppe: la fine della nuova ribellione tuareg coincide con la firma del contratto di Imouraren il 5 gennaio 2009 e i combattenti tuareg partecipano addirittura in pompa magna alla posa della prima pietra del complesso di Imouraren da parte del "nemico giurato" Mamadou Tandja, tra gli applausi compiaciuti della presidente di Areva Anne Lauvergeon che aveva amorevolmente assistito alla firma del trattato di pace di pace con il Mnj a Tripoli, in Libia, e che aveva avvertito in un'intervista alla rivista "Transparence" del Niger: «E' essenziale che torni la pace in Niger. Lasciare il Niger sarebbe per noi, ma soprattutto per questo Paese, una vera catastrofe». E i francesi di catastrofi politiche in Niger se ne intendono: Hamani Diori, il primo presidente del Niger indipendente fu rovesciato da un colpo di Stato perché voleva rinegoziare con Parigi i contratti di sfruttamento delle miniere di uranio. Le Potentiel spiega il trucco del cosiddetto nucleare civile francese: «Bisogna sapere che i contratti riguardanti i minerali strategici in Africa sono legati agli accordi di difesa firmati nel 1960 e 1961 tra la Francia e i Paesi francofoni del continente. Il presidente Pascal Lissouba del Congo-Brazzaville, non ne ha dovuto subire tutto il peso attraverso cinque anni di guerra civile disastrosa (1993-1998) quando voleva riconsiderare i contratti internazionali di gestione dei guadagni petroliferi dal Congo Brazzaville con la potentissima Elf arrivata a fare affari nel suo Paese nel 1992? Da questo punto di vista, si può affermare senza dubbi che amadou Tandja non è che una marionnetta i cui fili di commando sono tenuti dalla Francia attraverso Areva».

Ma Tandja, per soddisfare l'ingordigia della sua famiglia e della sua cricca politica, ha giocato troppo sul pericoloso filo della concorrenza tra potenze straniere e i militari hanno spezzato il filo con il golpe dietro il quale qualcuno intravede l'ombra di Pechino. Ora in molti in Africa si aspettano che se Areva si troverà in forti difficoltà con il contratto di Imouraren e se i cinesi trarranno vantaggio dai loro contatti con la giunta militare del Niger, è probabile che la ribellione tuareg, che aveva già dato segni di ripresa, diventi più aggressiva contro il governo di Niamey. Anche questo è un film già visto: i miliziani cobra di Sassou Nguesso (l'attuale presidente eletto filo-occidentale e già dittatore marxista leninista del Congo Brazzaville) fecero la stessa identica cosa durante la guerra civile che aveva in palio le risorse petrolifere e forestali.

(segue)

Umberto Mazzantini

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