mercoledì 20 gennaio 2010

HAITI TREMA E SI INGINOCCHIA

La testimonianza - ricevuta verso l'una di notte di Domenica 17 gennaio via Facebook - scritta da Marco Sacchetti, per vari anni animatore di Rai Stereo Notte, che vive ormai da tempo tra Haiti e Cuba.

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Emergenza acqua

Port au Prince, 17-01-2010

Martedì 12 gennaio 2010, alle 04,50 circa (ora locale), in pieno sole pomeridiano sulla spiaggia di Timouyage, sotto un gazebo di paglia il carapacio di un'aragosta appena spolpata schizza via dal piatto insieme al contorno di banane fritte, si rovesciano le birre e tutto il resto... La terra sotto il piccolo Hotel Amitié ha cominciato a tremare, molto forte, fortissimo! Si aprono all'improvviso delle crepe nella sabbia mentre il mare di fronte a noi si ritira rapidamente scoprendo la barriera corallina e gli scogli sommersi della costa Sud Est. In poche manciate di secondi il mare si rigonfia e ridistende, in una lunga ondata di riflusso. Ci allontaniamo rapidamente temendo una seconda penetrazione più violenta e raggiungiamo la Route de Cyvadier. I ragazzini sono tutti in spiaggia, a Kabic, a Timouyage, fino alla più vicina spiaggia di Raymond Les Bains, gridano stupiti e piangono impauriti e invocano "Oh Jesù, Jesù...".

A sera Jacmel, la cittadina portuale di 50.000 abitanti, la più colpita dal sisma dopo la capitale, sembra reduce da un bombardamento. Il 20% dell'intera area urbana e dei sobborghi risulta distrutta o danneggiata. Le case più antiche ancora di legno, sono quelle che hanno retto di più. Sulla litoranea, un hotel di recente costruzione, il "Peace of Mind" è crollato come un castello di carte da canasta ed anche la chiesetta color crema del "Sacre Coer" di Cyvadier sembra stata bombardata. Guardo tra le macerie del tetto, abbandonate ai piedi del portale d'ingresso, la statua bianca del Cristo, precipitata dal pinnacolo della facciata esterna. La gente appare serenamente raccolta, dignitosamente rassegnata, con quel tipico e disarmante "fatalismo kreyole" che qui aiuta a sopravvivere e a metabolizzare i lutti più strazianti. Il traffico è minimo, quasi nessun camion, pochissimi i Tap tap (taxy collettivi) e tutti i motorini della zona sono fermi ai tre distributori ancora attivi, in attesa delle scorte di benzina razionata. Quello più cittadino, il distributore Total, alla fine della commerciale Rue de Barranquilla è ridotto un agglomerato di cemento e lamiere contorte, ma per fortuna non è esploso.
Guido Cornale, rappresentante Unicef ad Haiti, dichiara intanto alla BBC "Dopo il sisma, nell'aeroporto di Jacmel vi erano tra le 4.000 e le 5.000 persone in cerca di aiuto: Unicef e Pam sono riusciti a fornire aiuti d'emergenza, tra cui acqua potabile, una cisterna e biscotti, fornendo una prima assistenza di base e riuscendo a mantenere le persone calme e al sicuro, e ci apprestiamo ora a valutare con maggiore accuratezza i danni arrecati a cose e persone...Per il momento non ci sono dati ufficiali sulle vittime, stiamo cercando di raggiungere due scuole che sembrano siano crollate mentre gli scolari erano ancora al loro interno, ma non sappiamo al momento se ci siano o meno persone rimaste sotto le macerie. Diverse squadre di soccorso stanno cercando di raggiungere le zone più colpite delle varie municipalità per aiutare i sopravvissuti e cercare di salvare le persone rimaste sotto le macerie", ha proseguito il rappresentante dell'Unicef. "L'ospedale, benché parzialmente danneggiato è in funzione ed è pieno di feriti, ma non possiamo dare ancora una stima né dei morti né dei feriti. Stimiamo siano almeno 10.000 le persone senza tetto e al momento stiamo organizzando due campi di accoglienza, uno all'interno dell'aeroporto ed un altro in un parco cittadino, in modo da radunare li le persone e organizzare gli aiuti in termini di rifugi d'emergenza, acqua e servizi igienici d'emergenza..."

La mattina dopo arrivo in moto, passando davanti all'aereoporto effettivamente gremito da file di persone in attesa, d'acqua, cibo, medicine, conforto e un riparo per la notte per chi ha perso tutto... Arrivo in centro storico e trovo Rue de Commercie sventrata da ambo i lati, allo storico Hotel Florita, in totale abbandono, sono crollati i portici e diverse parti dei tetti, così come il Bureau Postal dirimpetto. Macerie di balconi, terrazze e portici in stile coloniale, che sono venuti giù lungo tutte le strade adiacenti. L'edificio giallo dell'Aleance Frances, costruito recentemente in stile in stile jacmeliano, è solcato da profonde crepe. La scuola d'arte Fosaje, con tutti i dipinti e le maschere e le sculture degli "artisti residenti" è ora sconquassata, ricoperta da un fitto strato di polverone e detriti, ma la struttura portante di legno ha retto, appare abbastanza sventrata solo lateralmente, s'intravedono tra le crepe, i vari piani soppalcati e i pavimenti di legno della'atelier, ancora semi-intatti. Penso a Garibaldi, l'amico pittore che non risponde al telefono e agli altri scapigliati del Fosaje. Tutto è sprangato, silenzioso e deserto, mentre Congo Beach, la spiaggia di fronte al porto, scintilla al sole tropicale. L'orecchio capta l'unico rumore frusciantefruscio della corrente in crescita. L'occhio percepisce in prospettiva una curva marina verde spumosa e un pò fluorescente, delimitata dalle palme e dalla punta verdissima del promontorio di Jacmel. Quella stessa baia dove oltre due secoli fa approdava il Generalissimo Francisco De Miranda e issava a bordo della sua goletta ancorata in rada, la prima bandiera venezuelana.
La cattedrale tutta bianca, cuore di Jacmel, di fronte al grande mercato all'aperto (disegnato dall'architetto Eiffel) sembra sia stata graffiata da unghie giganti che hanno aperto crepe e sgretolato l'intonaco bianco, ma è rimasta in piedi. La chiesa battista "del Tabernacolo" accanto alla banca sul corso principale è tutta sbreccata e buona parte del tetto è crollato giù.

Di Jacmel, cittadina costiera di gran rinomanza, della riviera sud est, artistica, paesaggistica, vodoo e "karnavalesca", i media italiani non parlano e non parleranno forse mai, se nessuno racconta qualcosa... I senzatetto qui da noi sono qualche migliaio, i feriti alcune centinaia e i morti, ma ancora mancano statistiche ufficiali, sfiorerebbero già il migliaio. Non è stato reso noto alcun episodio di sciacallaggio Presso il campo d'aviazione la Minustah ha allestito un centro d'accoglienza. L'ospedale straripa, ma già nella prima mattinata di mercoledì non erano visibili cadaveri ai bordi delle strade principali della cittadina. Se entro una settimana, non verranno riaperti i quasi 50 Km. di strada montagnosa per Leogane e tutti i rifornimenti cominceranno a scarseggiare, non è prevedibile che peggioramento potrebbe avere la situazione, che effetti collaterali potrebbe generare il malessere della popolazione che vive, ormai da quasi una settimana senza energia elettrica. Da Jacmel, lungo tutta la costiera fino a Marigot, dove già via mare arrivano taniche di benzina dominicana, carissima a mercato nero, in rapido esaurimento. E' tutta una catena: senza benzina o nafta non si alimentano i generatori, le pompe elettriche non spingono la poca acqua rimasta nelle cisterne, non si ricaricano più né cellulari, né computer, etc.

A PAP (la capitale Port-au-Prince) nel frattempo sono crollati diversi palazzi, centri direzionali, ospedali e Hotel, come il modernissimo Montana e il Cristophe (dov'erano alloggiati anche due italiani), Quartier Generale della Minustah, i caschi blù dell'ONU, che hanno perso nel sisma, a quanto si dice, oltre un centinaio di uomini. Il supermercato Caribean Market di Delmas è raso al suolo mentre il magazzino della PAM (Programma Alimentare Mondiale gestito dalle Nazioni Unite) è stato saccheggiato in massa.
La cattedrale nella parte bassa della città è stata devastata dai crolli e dalle fiamme, il Palazzo Presidenziale (lì vicino) ha subito ingenti danni (vedere le immagini su U Tube), la compagnia telefonica Voilà è saltata mentre la Digicel, intasatissima, resiste al flusso inarrestabile delle chiamate intercontinentali, di tuttI i parenti della diaspora, giustamente preoccupati e in agitazione, Digicell collassa per alcune ore e poi risorge, cavalcando l'oceano di chiamate interne tra cellulari, che quasi tutti gli haitiani (proprio tutti) possiedono... Di fatto Petion Ville risulta isolata telefonicamente dal resto della capitale. La Digicel (promozione solidale nella tragedia), mandando sms di avviso, ricarica gratuitamente tutti i cellulari con duecento gourdies fino ad esaurimento.
A Carrefour, una delle zone periferiche più popolose, la terra ha inghiottito diverse strade, case e persone, a Martissant un altro ospedale di MSF, (già sovraffollato in condizioni normali) ha subito gravi danni.

Il tormentone dei media in Italia ripete: "Il paese piu' povero del continente americano, ancora una volta colpito da calamità naturali... " A quanto pare la Cnn, appena dopo l'inizio del sisma, ha commentato la tragedia denunciando che alcuni esperti da tempo lanciavano l'allarme sulla possibilità di un fortissimo terremoto nell'isola di Ispaniola, che come non proprio tutti sanno, Haiti divide con la Repubblica Dominicana. Nel marzo 2008 infatti, durante la 18esima conferenza geologica dei Carabi, ben cinque scienziati anticiparono la notizia di «un enorme rischio sismico» in corrispondenza di una faglia localizzabile nel sud dell'isola, detta faglia di Enriquillo-Plaintain Garden, dove appunto si è fatalmente verificato l'epicentro del sisma di oltre magnitudo 7 del 12 gennaio 2010, che passerà tristemente alla storia come uno dei terremoti d'intensità più violenta dell'era contemporanea, con un bilancio finora pesantissimo, di oltre 150.000 vittime.

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