venerdì 25 settembre 2009

IL SETTIMO CONTINENTE

Se la crisi economica ti angoscia, puoi volare lontano. Seconda stella a destra: questo è il cammino. E poi dritto fino al mattino. Non ti puoi sbagliare perché se segui la corrente, poi la strada la trovi da te. Porta a Garbage Patch, l’isola della monnezza. L’isola che c’è

clip_image001

Garbage Patch è un posto lontano. Se la crisi ti preoccupa, se ti angosciano le notizie delle borse che crollano, del drammatico calo nell’acquisto di telefonini, automobili, sedie, gadgets elettronici, televisori, non preoccuparti. Ci penseranno Obama, Sarkozy, Berlusconi. Lascia stare, trova un pensiero felice: i giorni di natale, le vacanze, i regali. Trovalo, e vola verso un posto lontano dove le cose ti sembreranno diverse. Vola a Garbage Patch.


trash-vortex

Garbage Patch è un isola. Ma non si trova nelle carte geografiche. Eppure, se prendi la seconda stella a destra e poi vai dritto fino al mattino, la troverai. Sta in mezzo al Pacifico, proprio fra Guadalupe e il Giappone, a due passi dalle isole Hawaii. Non ti puoi sbagliare, perché - a parte la grande muraglia cinese - è l’unica cosa presente sulla terra che può essere vista distintamente ad occhio nudo da un viaggiatore nello spazio.

Garbage Patch è un’isola, ma non è l’isola che non c’è. Garbage Patch c’è, e non è neppure un piccolo atollo in mezzo all’Oceano. E’un’immensa isola piena di colori e di odori, grande due volte il Texas, con un diametro di circa 2500 chilometri profondo 30 metri. E’ il settimo continente della Terra, che alcuni fingono di non conoscere e molti non sanno neppure della sua esistenza.

Garbage Patch è un’isola multicolore, ma non ci trovi nessuno. Le navi la evitano, i governi della terra fanno finta di non sapere che ci sia, nessuno ne parla. Nell’isola non ci sono né Peter Pan né Trilli. Eppure c’è: è un’isola galleggiante, una enorme massa di rifiuti che pesa più di 4 milioni di tonnellate, composto per l’80% da plastica.

Garbage Patch è un’immensa zuppa di schifezze. Navigandola non s’incontrano bimbi sperduti, ma di tanto in tanto oggetti costruiti dall’uomo: buste di plastica, contenitori di shampoo, palloni da pallavolo, impermeabili plastificati, tubi catodici di vecchi televisori, reti da pesca, bottiglie. I materiali di cui è composta non scompariranno mai, ma si frantumano nel tempo in pezzi sempre più piccoli, una poltiglia di veleno che viene ingerite dalla fauna marina, dai pesci e dagli uccelli, che poi muoiono costellando qua e là l’isola galleggiante delle loro carcasse imputridite.

Garabage Patch è una melma creata spontaneamente dai venti leggeri e dalle lente correnti oceaniche circolari che accompagnano i naviganti del Pacifico, che formano una spirale che gli scienziati (LINK:) chiamano North Pacific subtropical High. Questo enorme vortice ha iniziato dal 1950 a raccogliere e concentrare la spazzatura non biodegradabile di tutto il mondo proprio qui, all’Isola che c’è ma che tutti fanno finta di non conoscere. Qui, a Garbage Patch.

Garabage Patch è come un bimbo sperduto. Non è di nessuno, e nessuno vuole assumersi la responsabilità di fare qualcosa. E l’isola di spazzatura galleggiante cresce, giorno dopo giorno, anno dopo anno, uccidendo l’Oceano e modificando lentamente anche il corso delle correnti oceaniche, e probabilmente con il tempo anche il clima della Terra. Ogni tanto qualcosa riesce a scappare dal vortice della corrente, e si va a depositare su alcune spiagge delle Isole Hawaii o della California e bisogna intervenire per ripulirle, perche a volte si formano strati di spazzatura anche di 3 metri.

Garbage Patch è un posto dove non arrivano i giornali, dove le tv non trasmettono notizie che parlano di interventi per il rilancio dei consumi, di incentivi all’acquisto di elettrodomestici, di automobili, di tutti quei sogni di plastica e metallo che affollano la nostra vita e che finiscono tutti, lentamente, qui a Garbage Patch, trascinati dalla corrente ignara dell’Oceano. E’ un’ isola immensa dove il vortice della corrente dell’aumento all’infinito del Pil, dei consumi, delle merci e dei rifiuti va a finire nella risacca delle carogne dei pesci e degli uccelli avvelenati dalla melma. Garbage Patch è laggiù, ma forse è anche qui, a portata di mano. Quasi come l’isola che non c’è.

Dicono che dalle parti di Garbage Patch una volta è passato anche un ragazzino di nome Peter. Volava, con la sua Trilli accanto, e si è spaventato nel vedere quest’immenso cimitero che soffoca dolcemente l’Oceano, che si espande come un male incurabile, che medici distratti fingono di non vedere, anzi che aiutano a crescere, preoccupati solo di guarire il mondo da un’influenza, dalla crisi economica. Un male che si espande con dolcezza, lambisce le coste, invade piano i continenti, le case e le città. E’ stato allora che quel ragazzo di nome Peter ha deciso di tornarsene per sempre all’Isola che non c’è. Lì, almeno, c’è un Capitan Uncino da combattere. Buon tutto!

Carlo Cipiciani (Comicomix>)

Nessun commento:

LinkWithin

Blog Widget by LinkWithin