Crimini in Vaticano
Seconda parte
Premessa
Per tutti coloro che non hanno avuto modo di leggere la prima parte di questo dossier, desidero ribadire lo spirito con cui è stato concepito e scritto.
Crimini in Vaticano non è e non vuole essere un attacco alla fede cristiano-cattolica e tanto meno ai suoi fedeli. E’ piuttosto il richiamo di un credente che non può accettare di vedere la figura e gli insegnamenti del Maestro Gesù Cristo disattesi, stravolti e traditi da chi dovrebbe invece rappresentarli, viverli e farli vivere. E’ una chiamata in causa che dovrebbe coinvolgere tutti i cristiani che vogliono tutelare e difendere l’integrità del loro Credo per indurre i vertici della più grande delle confessioni cristiane ad intraprendere un profondo cammino di ravvedimento spirituale e materiale.
E’ quindi con intenzione tutt’altro che anti-clericale e con spirito di servizio che vi invito a leggere quanto segue.
G.B.
Ho scritto il 22 maggio 2009:
Prefazione
“Guai a voi scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell’aneto e del cumino, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!” (Matteo cap 23, vv 23, 24)
Pensare di poter assoggettare i popoli con il Vangelo è pura contraddizione in termini.
Pur ammettendo errori di traduzione e persino malevole manipolazioni il messaggio di colui che i cristiani ritengono essere il Messia è chiaro nella sua essenza a dispetto dei secoli.
A leggerlo e rileggerlo con mente aperta si colgono nell’immediato principi che, se compresi e praticati, scardinerebbero alla base il sistema di iniquità e sopraffazione che persiste oggi come allora ed è mutato solo nei suoi aspetti più esteriori.
Le parole di Gesù Cristo, sferzanti con ricchi e potenti, e colme di misericordia e perdono per i comuni peccatori, stabiliscono i criteri fondamentali per erigere sulla terra “il regno dei Cieli” che fuor di parabola altro non è se non la società cui tutte le persone oneste (i buoni, i miti, i mansueti, i giusti… del discorso della montagna) auspicano: giusta, prospera e solidale.
Sin dagli esordi il cristianesimo non ha saputo tradurre in azione la portata rivoluzionaria della “buona novella” rimanendo imprigionato nel formalismo delle dottrine a difesa delle quali è scivolato progressivamente nella deriva della violenza, del fanatismo e dell’intolleranza.
La babele di interpretazioni che ne è poi scaturita non ha fatto altro che separare e contrapporre i popoli impedendo all’uomo la possibilità di vivere la salvezza del Vangelo.
Le Chiese sempre più avide di potere temporale si sono insinuate in quel gioco di prepotenza, corruzione e inganno da cui l’insegnamento cristico, invece, ci avrebbe potuti “rendere liberi, ma liberi davvero”.
Scribi e farisei di ogni sorta e ogni tempo hanno adattato ai loro ignobili scopi la figura di Gesù Cristo facendone vessillo di arroganza e sottomissione, icona da idolatrare e temere, strumento di ricatto e di superstizione. In suo nome si è ucciso e si uccide, si è mentito e si mente, si è affamato e si affama, si è violentato e si violenta, si è punito e si punisce, si è ingannato e si inganna…
L’immaginetta di un Gesù prima vendicativo e poi buonista ha formato generazioni di credenti convinti che la dimensione del vero cristiano si limiti ad un sufficiente buon comportamento individuale e, nella migliore delle ipotesi, ad una solidarietà del tempo libero o della fugace seppur magari cospicua offerta.
In realtà il messaggio del figlio di Dio risuona come una possente chiamata al concreto cambiamento.
Fornisce la chiave di volta, la soluzione, per rimuovere le cause delle sofferenze e non soltanto i metodi per curare gli effetti. Chiama all’amore per il prossimo, tutto il prossimo, al perdono poiché nessuno è esente dal peccato e ancor prima di tutto alla Giustizia.
Tre pilastri che le Chiese hanno reso concetti astratti concentrando l’attenzione dei fedeli sui riti, sulle formalità, sulle esteriorità ipocrite e indirizzando la buona fede e la buona volontà sull’assistenzialismo che se non è fondato su un progetto di dignità e riscatto non produce altro che ulteriore povertà e degrado.
Eppure vi sono servitori di Cristo che hanno saputo incarnare il Vangelo rendendolo vivo piuttosto che ridurlo ad un libello per il circolo culturale dei benpensanti.
“In quarant’anni – spiega don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e di Libera - ho imparato che una società felice è quella dove ci sono meno solidarietà e più diritti. La bontà da sola non basta, a volte anzi è un alibi per lasciare irrisolti i problemi. Questa bontà ci rende complici di un sistema fondato sull’ingiustizia, che poi delega ad un pugno di volontari la cura delle baraccopoli perché non diano troppo fastidio. I volontari del Gruppo Abele, cattolici o no, non hanno certo rimpianti per la vita che si sono scelti. Erano tutto quanto volevamo fare. Ma non quanto potevamo fare. Si ha sempre l’impressione di rincorrere i problemi. La questione è reclamare più giustizia, non offrire come carità ciò che dovrebbe essere un diritto”.
Poche parole, semplici, precise che rammentano senza equivoci o mediazioni al cristiano che può e deve pretendere dalle varie istituzioni che dovrebbero rappresentarne i valori di attivarsi al fine di incidere realmente sugli equilibri e sulle politiche che fanno della terra promessa un inferno.
Pur tenendo conto delle umane debolezze e delle terribili condizioni geopolitiche che hanno segnato la storia delle nazioni è fuor di dubbio che la maggior parte dei capi religiosi e, restando in Italia, dei vicari di Cristo: i papi della Chiesa Cattolica, abbia agito senza scrupoli avvantaggiandosi dei tiranni e ricorrendo a orrende pratiche di tortura pur di mantenere inalterato lo stato di soggiogamento e terrore con cui hanno dominato i popoli.
Le crociate, l’inquisizione, il cristianesimo imposto con la violenza ai nativi delle nuove terre, gli intrighi di palazzo, gli assassini impuniti, le morti misteriose, le alleanze, le dittature, i grandi affari…
In 2000 anni la Chiesa Cattolica è stata capace di ammodernare i suoi crimini più di quanto non abbia fatto con le sue vedute.
Eppure vi sono stati papi dalla guida illuminata che hanno tentato di ricondurre la chiesa nell’alveo dell’insegnamento cristico. Se non vi sono riusciti però è perché hanno dovuto cedere al ricatto della compromissione oppure perché sono stati eliminati con la forza.
Certo non si possono porre sullo stesso piano papa Borgia, ricco, potente e spregiudicato, e papa Benedetto XV, che levò la voce contro la guerra, o Giovanni XXIII e la sua apertura sociale del vangelo e Pio XII che invece tacque e usò i genocidi per “difendere” la fede, ma il risultato finale è quello sotto gli occhi di tutti.
Da una parte una chiesa ricca, opulenta, potente intricata con le manovre politiche economiche che divorano il mondo e dall’altra una chiesa di sacerdoti e suore veri vicino alla gente e agli ultimi del mondo.
Così il Vaticano mantiene la sua influenza tra i grandi e si accaparra il consenso dei piccoli che nei suoi uomini più veri vede una speranza di sopravvivenza. Con una mano affama con l'atra sbriciola avanzi, con una commercia in armi con l’altra lenisce le ferite, con una gioca in borsa e con l’altra destina spiccioli ai più disperati… Con una crea la domanda, con l’altra una misera offerta. Potere e consenso, in una sola mossa.
Le pagine che seguiranno, ben lungi da presentare un esaustivo escursus della storia della Chiesa Cattolica, vogliono offrire un’opportunità, non soltanto di conoscere i crimini e le abnormi contraddizioni di un’istituzione antichissima che è sopravvissuta ad ogni tempo, ma soprattutto di comprendere il grande inganno, l’enorme specchio per le allodole che porta credenti e non credenti a pensare di poter vivere con la coscienza a posto e per molti di sentirsi buoni cristiani quando ogni giorno, ogni minuto, la fame, la violenza, la disperazione e il terrore attanaglia la vita di milioni e milioni di esseri umani: il nostro prossimo.
Oggi non ci si può più nascondere con l’alibi dell’ignoranza medievale, ricchi e poveri, tutti siamo chiamati all’altruismo quotidiano e alla pretesa di giustizia come forme di politica sociale per i popoli. Nessuna civiltà è tale se sviluppo e progresso sono esclusiva prerogativa di pochi. Non esistono cristianesimi della mondanità, gesù dei potenti e dei ricchi.
Esiste un Gesù Cristo con il Vangelo per gli uomini e le donne di ogni tempo e le sue parole sono chiare ed inequivocabili:
“Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei non entrerete nel regno dei Cieli”.
SEGUE...
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