Dal 27 gennaio al 1 febbraio a Belem (Para), nel cuore dell'Amazzonia decine di migliaia di delegati provenienti da più di 4000 movimenti, popoli indigeni, sindacati, realtà della società civile, ONG e chiese danno vita alla IX edizione del Forum sociale mondiale dimostrando, a partire dalle proprie pratiche e proposte concrete, che un altro mondo è già possibile.
Il World Social Forum, che si terrà presso le università Federal do Pará (UFPA) e Federal Rural da Amazônia. (UFRA), è uno spazio aperto, plurale, diversificato, non governativo e non di parte che stimola la discussione, e la riflessione, decentrata per costruire esperienze di scambio ed alleanze tra i movimenti e le organizzazioni impegnate in azioni concrete per un mondo più giusto e democratico. Perché ci sono milioni di donne e uomini, organizzazioni, reti, sindacati in tutte le parti del mondo che lottano, con tutta la ricchezza della loro pluralità e diversità e le loro alternative e proposte, contro il neoliberismo, la guerra, il colonialismo, il razzismo e il patriarcato. Essi affrontano da anni crisi ed emergenze sociali, ambientali, economiche e finanziarie grazie all’autorganizzazione popolare, dal basso.
A Belem si incontreranno movimenti e realtà provenienti da Argentina, Bangladesh, Belgio, Bolivia, Brasile, Burkina Faso, Canada, Cile, Cina, Colombia, R.D. Congo, Costa d'Avorio, Cuba, Danimarca, Repubblica Dominicana, Ecuador, Egitto, Inghilterra, Finlandia, Francia, Guyana francese, Germania, Guinea, Haiti, India, Israele, Italia, Giappone, Giordania, Libia, Kenya, Mali, Messico , Marocco, Nepal, Paesi Bassi, Nicaragua, Nigeria, Norvegia, Pakistan, Palestina, Paese Basco, Paraguay, Perù, Filippine, Russia, Senegal, Sud Africa, Spagna, Svezia, Svizzera, Tanzania, Turchia, Uruguay, Stati Uniti, Venezuela, Zambia, Zimbabwe, e molti altri Paesi...
Il World Social Forum, che si terrà presso le università Federal do Pará (UFPA) e Federal Rural da Amazônia. (UFRA), è uno spazio aperto, plurale, diversificato, non governativo e non di parte che stimola la discussione, e la riflessione, decentrata per costruire esperienze di scambio ed alleanze tra i movimenti e le organizzazioni impegnate in azioni concrete per un mondo più giusto e democratico. Perché ci sono milioni di donne e uomini, organizzazioni, reti, sindacati in tutte le parti del mondo che lottano, con tutta la ricchezza della loro pluralità e diversità e le loro alternative e proposte, contro il neoliberismo, la guerra, il colonialismo, il razzismo e il patriarcato. Essi affrontano da anni crisi ed emergenze sociali, ambientali, economiche e finanziarie grazie all’autorganizzazione popolare, dal basso.
A Belem si incontreranno movimenti e realtà provenienti da Argentina, Bangladesh, Belgio, Bolivia, Brasile, Burkina Faso, Canada, Cile, Cina, Colombia, R.D. Congo, Costa d'Avorio, Cuba, Danimarca, Repubblica Dominicana, Ecuador, Egitto, Inghilterra, Finlandia, Francia, Guyana francese, Germania, Guinea, Haiti, India, Israele, Italia, Giappone, Giordania, Libia, Kenya, Mali, Messico , Marocco, Nepal, Paesi Bassi, Nicaragua, Nigeria, Norvegia, Pakistan, Palestina, Paese Basco, Paraguay, Perù, Filippine, Russia, Senegal, Sud Africa, Spagna, Svezia, Svizzera, Tanzania, Turchia, Uruguay, Stati Uniti, Venezuela, Zambia, Zimbabwe, e molti altri Paesi...
La scelta di Belem non è stata casuale. Infatti la nona edizione si svolge nel cuore profondo dell'Amazzonia - che abbraccia nove Paesi come la Bolivia, il Brasile, la Colombia, l’Ecuador, la Guyana, il Perù, il Suriname e il Venezuela - perché essa è molto più di territorio: è già di per sé la protagonista della manifestazione.
Quella del 2009 sarà la più grande mobilitazione indigena nella storia del Forum Sociale Mondiale. Belem sarà la destinazione di circa 3 mila indios di tutto il mondo, che discuteranno la loro realtà nel mondo chiedendo il sostegno di tutta l’umanità per lanciare una campagna in difesa del pianeta.
Circa il 27% del Rio delle Amazzoni, condiviso da nove Paesi della regione Pan Amazonica, è occupato da territori indigeni e il 10% di tutta la popolazione dell'America Latina, 44 milioni di persone, è composto da 522 popoli tradizionali di etnie diverse. Bambini e adulti sono protagonisti di una lotta di resistenza e di una sofferenza per i danni irreversibili causati da un capitalismo predatorio neoliberale, guidato dall’espansione delle attività delle imprese multinazionali - l'estrazione, il petrolio, l'energia idroelettrica, il legname, la soia, tra gli altri – a danno delle comunità indigene.
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