Sotto una pioggia torrenziale, migliaia di persone hanno riempito le strade di Belém, capitale dello stato amazzonico di Pará, dando vita a una marcia multicolore tra musica, danze, canti e una folta presenza di indigeni di diverse etnie latino-americane, africani e quilombolas, i discendenti degli schiavi neri. Con un’invocazione alle divinità ancestrali anche per la pioggia, “che porta fertilità, amore e allegria” e che a Belém è prevista ogni giorno in questo periodo dell’anno.
Per la prima volta dalla sua creazione nel 2001, il Forum social Mundial (FSM) ha iniziato la sua IX edizione senza attacchi agli Stati Uniti, una costante durante gli otto anni del governo Bush. Per la prima volta, in otto anni di vita del Forum, non sono stati sollevati striscioni né si sono alzate grida di protesta contro l’ormai ex-inquilino della Casa Bianca, ma ha predominato un clima di simpatia e speranza verso il nuovo presidente americano, Barack Obama. Secondo la stampa locale, uno dei partecipanti era in marcia coperto dalla bandiera americana, senza che sia stato fatto oggetto di ostilità da parte di alcuno degli altri manifestanti.
La prime dichiarazioni di Obama iniziano ad avere i loro primi effetti? Messaggi di solidarietà con il popolo palestinese, proteste per la recente guerra contro Gaza e appelli per una “Palestina libera e sovrana” sono risuonati tra i partecipanti, accompagnati da condanne per la crisi del capitalismo e del neo-liberismo, ‘sepolti’ in modo simbolico, e da un ‘S.O.S. per la salvezza dell’Amazzonia’ con 1500 indigeni uniti in una catena umana nel campus dell’Università federale rurale dell’Amazzonia (Ufra) per comporre le parole ‘Salve a Amazonia’. “Siamo qui per far sentire la voce dei nostri popoli che non vogliono vedere le loro terre e le loro acque trasformate in mercanzia. La terra e l’acqua sono la vita e la vita non si vende” ha detto l’india aymara boliviana Viviana Lima riassumendo le istanze delle comunità native. Si sono levati appelli anche per l’immediata revoca dell’embargo americano contro Cuba, nell’anno in cui si celebra il 50° anniversario della Rivoluzione. “Il mondo a cui aspira Belém ha una razionalità di cui quest’altro mondo, quello globalizzato, è privo.
Indígenas brasileños marchan en la inauguración del Foro Social en Belem, Brasil. AP
La marcia di apertura (caminada) che dal porto di Belem è giunta fino alla Praca di Sao Bras ha avuto innanzitutto tutti i caratteri della festa. Una caminada a passo di Samba. E non poteva essere diversamente in questo Paese grande quanto un continente che la Samba della vita se la porta nel sangue. D'altra parte i partecipanti sono tantissimi al punto che non ci si azzarda a fare un calcolo, ma è pur vero che la stragrande maggioranza sono brasiliane e brasiliani arrivati da ogni Stato della federazione. Ci sono espressioni le più diverse e ciascuna con la propria rivendicazione e la propria piattaforma politica ambientalista, sindacale, dei diritti umani, della fine dei conflitti... Si distinguono due presenze. I palestinesi che sempre hanno garantito la propria presenza ma che quest'anno sono circondati dalla solidarietà di tutti e i popoli indigeni. Colorati e visibili i popoli di questa foresta amazzonica ma anche peruviani, guatemaltechi, argentini... "Peblo Quechua" - grida una voce. La risposta: "Presente". "Pueblo Mapuche", "Presente"....
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