In Italia è la festa della vittoria della prima grande guerra e la destra si appresta a celebrare sfarzosamente l'esercito anche con la più prevedibile retorica degli spot pubblicitari.
Il 4 novembre di quest'anno sarà però ricordato come la data in cui qualcosa nel mondo intero è cambiato. Dico nel mondo intero, perchè ciò che è successo negli States avrà ripercussioni su tutti noi.
Il popolo americano, nonostante i gufi sperassero nell'effetto Bradley (http://it.wikipedia.org/wiki/Effetto_Bradley), ha scelto di dare fiducia all' uomo che meglio rappresenta l'America e il mondo stesso di oggi, in piena globalizzazione.
Gli afroamericani e gli ispanici che nelle elezioni passate in pochi avevano partecipato al voto, perchè non si sentivano rappresentati dalla razza bianca con le sue false promesse, ora hanno visto avverarsi il sogno di Martin Luter King. Un meticcio, sposato con un'afroamericana è uno di loro e quindi sono accorsi in massa ad iscriversi alle liste elettorali per poter dare il loro appoggio ad uno di loro.
Nel discorso d'accettazione alla convention democratica di Denver ha così descritto il suo popolo:
"L'America ha l'esercito più potente del mondo, ma non è questo che ci rende forti. L'America è une delle nazioni con il reddito pro-capite più alto della Terra, ma non è questo che ci rende ricchi. L'America ha le università più invidate al mondo, ma non è questo che ci rende colti. Quel che ci rende forti è ciò che ha spinto e spinge decine di milioni di migranti ad attraversare gli oceani e ad approdare nel nostro Paese per cercare di realizzare la loro felicità; quel che ci rende colti è ciò che spinse le donne a lottare per afferrare la prima scheda elettorale; quel che rende ricchi è la presenza di così tante etnie e la lotta per l'eguaglianza dei diritti civili che loro hanno combattuto. Tutto questo, si chiama lo spirito americano, ed è lo spirito americano ciò che ci rende forti, ricchi e colti. ..... Ho fratelli, sorelle, zii e cugini di ogni razza e colore, sparsi su tre continenti, e finché avrò vita, non dimenticherò mai che in nessun altro Paese della terra sarebbe possibile una storia come la mia. Non è la storia di un classico candidato. Ma ha impresso nel mio patrimonio genetico l'idea che questa nazione è più della somma delle sue parti, che siamo molte persone ma un unico popolo".
La fusione tra persone diverse aspira a rafforzare l'identità nazionale.
Quale splendido sogno sarebbe per tutta l'umanità!!
Obama (http://www.barackobama.com/index.php) è diventato, a torto o a ragione, l'incarnazione delle classi oppresse, dell'america multirazziale e multiculturale, di una società che, pur essendo pervasa da tante razze e lingue e ideologie, è pur sempre consapevole di essere portatrice di una sola verità, quella dell'uguaglianza di tutti gli uomini, di Jeffersoniana memoria.
E qui devo dare atto che gli Americani, spesso considerati sciocchi e intelligenti, pacifisti e guerrafondai, vittime e carnefici, hanno dato prova, ancora una volta,di riconoscere i loro errori e di ridare voce alla strada in nome della democrazia.
Quello che meraviglia è la stragrande maggioranza di voti per Obama; evidentemente anche buona parte della middle class e degli workermans bianchi, ridotti sul lastrico dalla dissennata politica economica di Bush, hanno capito che occorreva cambiare ed hanno condannato il partito repubblicano.
La vittoria di Obama, ma anche solo la sua candidatura insieme a quella della Palin (nonostante tutte le riserve sulla sua figura) in campo avverso, sono il risultato di una lotta iniziata quarant'anni fa. Come afferma Vittorio Zucconi "... entrambi sono figli del deprecato Sessantotto, prodotti di una rivolta senza la quale nè una donna nè un uomo di colore oggi avrebbero potuto contendersi il massimo ufficio della nazione."
Tutti si aspettano quasi la rivoluzione culturale e sociale da questo nuovo Presidente "nero" degli States. Ma la rivoluzione culturale e sociale è già stata fatta dagli elettori nel momento in cui hanno scelto un uomo intelligente, laureato ad Harward, con una eloquenza chiara e riflessiva, dotato di carisma e carattere, senza scheletri nell'armadio.
E' la vittoria degli oppressi, degli esclusi, di chi è morto in difesa del diritto di uguaglianza, di chi ora ha aperto gli occhi e si riconosce nel dovere di cambiare, non solo la dirigenza della nazione, ma la società stessa e il suo modo di vivere.
Bush, con la sua "salvaguardia del nostro stile di vita" a tutti i costi, è riuscito, grazie alla sua ignavia e alla sua intansigente ostinazione conservatrice, a macchiare la bandiera della democrazia americana con l'atrocità di due guerre, con le false prove sull'Irak, con la vergogna di Guantanamo, con le enormi carenze strutturali rivelatesi a seguito dell'uragano Katrina a New Orleans ed infine con la più grave e caotica crisi economica dopo quella del '29.
Ora Obama non sarà certo il Messia, non farà miracoli, ma certamente sarà un Presidente con il carattere e la volontà di riprendere la diritta via che era smarrita, per una società più equa.
E in Italia cosa è successo?
Testimonianza
"Sono di ritorno da Siena ed ho appena ascoltato le parole grevi del plumbeo presidente B. Con il volto liftatto, i capelli da trapianto, la coscienza da strapazzo ha dichiarato: “Noi appoggiamo Obama come abbiamo appoggiato Bush”! Due presidenti diversi, con due programmi opposti, con orientamenti sideralmente lontani dalle sue ossessioni (almeno su alcuni temi, come L’Iraq e le centrali nucleari e la politica fiscale…), trovano allegramente il suo consenso.Non so se dalla Francia dell’ottocento Victor Hugo già pensava al Berlusca quando scriveva che “C’è chi pagherebbe per vendersi”… Di sicuro ci pensava il mio conterraneo Ennio Flaiano quando ebbe a sentenziare che “Gli italiani sono sempre pronti a correre in soccorso dei vincitori”!L’America fa festa ed io mi associo alla loro gioia, ma con il lutto al braccio….! "
(don aldo antonelli)
( fotografia di Robson Oliveira)
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