Il decreto "Gelmini", come tutti si aspettavano, è stato approvato.
Così, secondo le parole di Curzio Maltese, "... nell'Italia di oggi non potrebbe lavorare neanche Loris Malaguzzi (http://it.wikipedia.org/wiki/Loris_Malaguzzi), il genio della pedagogia che inventò le scuole d'infanzia di Reggio Emilia, un modello copiato da mezzo mondo, considerato da Newsweek il migliore del mondo e adottato dagli Stati Uniti all'epoca di Clinton. La riforma della scuola materna ed elementare degli anni '80 è forse il miglior esempio di riformismo applicato in Italia negli ultimi trent'anni, di sicuro l'unico citato all'estero. Grazie alla riforma, il rendimento scolastico dei bambini italiani è fra i primi cinque del mondo."
Ma il welfare di destra ha sfasciato tutto senza voler nemmeno ascoltare le voci di disaccordo che venivano da genitori e insegnanti.
Così, secondo le parole di Curzio Maltese, "... nell'Italia di oggi non potrebbe lavorare neanche Loris Malaguzzi (http://it.wikipedia.org/wiki/Loris_Malaguzzi), il genio della pedagogia che inventò le scuole d'infanzia di Reggio Emilia, un modello copiato da mezzo mondo, considerato da Newsweek il migliore del mondo e adottato dagli Stati Uniti all'epoca di Clinton. La riforma della scuola materna ed elementare degli anni '80 è forse il miglior esempio di riformismo applicato in Italia negli ultimi trent'anni, di sicuro l'unico citato all'estero. Grazie alla riforma, il rendimento scolastico dei bambini italiani è fra i primi cinque del mondo."
Ma il welfare di destra ha sfasciato tutto senza voler nemmeno ascoltare le voci di disaccordo che venivano da genitori e insegnanti.
Le manifestazioni di protesta dell'Onda studentesca hanno continuato in quasi tutte le maggiori città italiane per cercare di bloccare un decreto che si dice di riforma, ma che, in realtà è solamente di tagli indiscriminati per fare cassa.
Anche in un momento di crisi economica, come quello attuale, tagliare indiscriminatamente risorse all'istruzione è un atto scellerato commesso da persone miopi o in malafede.
Nel primo caso equivarrebbe a dire che ci troviamo di fronte ad una classe politica (ricordiamo però che l'abbiamo voluta noi) che non è in grado di vedere più in la del suo proprio naso, che prende decisioni in modo semplicistico, per non dire sempliciotto.
Con la legge 133, inserita nella Finanziaria hanno tagliato 1 miliardo di euro nel 2010-2011 e hanno deciso il blocco parziale del turn over, cioè, nei prossimi tre anni, su 10 docenti che andranno in pensione solo 2 saranno rimpiazzati. Ergo, niente ricerca e nemmeno ricercatori e insegnanti. Come è possibile mandare avanti l'università in questo modo?
Con il Decreto Gelmini in pratica si tagliano 8 miliardi alla scuola primaria, viene abolito il tempo pieno, si ritorna al maestro unico (87.000 insegnanti andranno in pensione nei prossimi tre anni e non saranno sostituiti), sarà reintrodotto il voto di condotta, ma l'insegnante di inglese ci sarà o le famiglie dovranno pagarselo ?
Senza dubbio nella scuola, come nella università ci sono ampie sacche di sprechi di danaro pubblico e di privilegi che vanno eliminati. Ma allora perché non andare a colpire in quei casi mirati, senza danneggiare l'intero mondo dell'insegnamento e della cultura.
E qui vengo al secondo caso. Quando ci troviamo di fronte ad una novità, occorre sempre chiederci, a chi serve tutto ciò? Ritengo che serva a coloro che non vogliono avere dei cittadini istruiti e responsabili, ma cittadini di serie A (quelli che possono pagarsi le migliori scuole private) e cittadini di serie B (quelli che dovranno per forza di cose frequentare le scuole pubbliche, ridotte a scatole vuote perché svuotate di mezzi e di cervelli).
Come osserva Massimo Ammaniti:"Occorre che gli studenti ma ancora di più i docenti facciano capire i rischi che corrono i giovani con una Università sempre più dequalificata, ma anche il futuro sviluppo economico del paese che dipende dal capitale umano dei giovani che con le loro competenza e la propria creatività possono rappresentare un'importante stimolo."
Anche in un momento di crisi economica, come quello attuale, tagliare indiscriminatamente risorse all'istruzione è un atto scellerato commesso da persone miopi o in malafede.
Nel primo caso equivarrebbe a dire che ci troviamo di fronte ad una classe politica (ricordiamo però che l'abbiamo voluta noi) che non è in grado di vedere più in la del suo proprio naso, che prende decisioni in modo semplicistico, per non dire sempliciotto.
Con la legge 133, inserita nella Finanziaria hanno tagliato 1 miliardo di euro nel 2010-2011 e hanno deciso il blocco parziale del turn over, cioè, nei prossimi tre anni, su 10 docenti che andranno in pensione solo 2 saranno rimpiazzati. Ergo, niente ricerca e nemmeno ricercatori e insegnanti. Come è possibile mandare avanti l'università in questo modo?
Con il Decreto Gelmini in pratica si tagliano 8 miliardi alla scuola primaria, viene abolito il tempo pieno, si ritorna al maestro unico (87.000 insegnanti andranno in pensione nei prossimi tre anni e non saranno sostituiti), sarà reintrodotto il voto di condotta, ma l'insegnante di inglese ci sarà o le famiglie dovranno pagarselo ?
Senza dubbio nella scuola, come nella università ci sono ampie sacche di sprechi di danaro pubblico e di privilegi che vanno eliminati. Ma allora perché non andare a colpire in quei casi mirati, senza danneggiare l'intero mondo dell'insegnamento e della cultura.
E qui vengo al secondo caso. Quando ci troviamo di fronte ad una novità, occorre sempre chiederci, a chi serve tutto ciò? Ritengo che serva a coloro che non vogliono avere dei cittadini istruiti e responsabili, ma cittadini di serie A (quelli che possono pagarsi le migliori scuole private) e cittadini di serie B (quelli che dovranno per forza di cose frequentare le scuole pubbliche, ridotte a scatole vuote perché svuotate di mezzi e di cervelli).
Come osserva Massimo Ammaniti:"Occorre che gli studenti ma ancora di più i docenti facciano capire i rischi che corrono i giovani con una Università sempre più dequalificata, ma anche il futuro sviluppo economico del paese che dipende dal capitale umano dei giovani che con le loro competenza e la propria creatività possono rappresentare un'importante stimolo."
Riqualificare la spesa tagliando i rami secchi e reintrodurre il merito a tutti i livelli.
Questi sono gli imperativi che devono essere alla base di una sana e onesta riforma della scuola e della università per avere un sicuro ritorno in termini di redditività sociale. Ma non dobbiamo tralasciare il primo aspetto fondamentale dell'istruzione, che è quello di formare i giovani alla vita,
Allora l'Onda degli studenti che protestano per l'attacco alla loro cultura e per non avere un futuro da precari, può anche essere l'Onda che spazza via la nebbia che opprime le menti degli italiani. Ma dopo gli incidenti di Piazza Navona con i provocatori armati di manganelli tricolore, voglio ricordare a tutti, genitori e figli, che la storia si ripete sempre, non dobbiamo dimenticarla, perché solo la memoria del nostro passato ci può dare la risposta per affrontare il nostro futuro.
La vecchia ipocrisia democristiana mascherava i lavori sporchi e le maniere forti, mentre ora, dopo 40 anni, assistiamo ad un Premier che chiede le maniere forti contro gli studenti che protestano contro le decisioni del suo governo ( come sempre , il giorno dopo, ha negato di aver detto...). Falsa democrazia allora, perché la vita politica era turbata e sconvolta da subdole manovre sottobanco, falsa democrazia ora, perché si assiste ad un Premier che non accetta le regole democratiche della protesta e del confronto, in nome di un mandato popolare che lo autorizzerebbe a fare ciò che vuole.
Non c'è oggi senza ieri e non ci sarà domani senza l'esperienza di ieri.
A ricordarci tutto ciò è intervenuta un'intervista dell'Emerito
Da "GIORNO/RESTO/NAZIONE" di giovedì 23 ottobre 2008
INTERVISTA A COSSIGA «Bisogna fermarli, anche il terrorismo partì dagli atenei» di ANDREA CANGINI - ROMA
PRESIDENTE Cossiga, pensa che minacciando l`uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato? «Dipende, se ritiene d`essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo.
Ma poiché l`Italia è uno Stato debole, e all`opposizione non c`è il granitico Pci ma l`evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà una figuraccia».
Quali fatti dovrebbero seguire? «Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand`ero ministro dell`Interno».
Ossia? «In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito...».
Gli universitari, invece? «Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».
Dopo di che? «Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».
Nel senso che...
«Nel senso che le forze dell`ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano».
Anche i docenti? «Soprattutto i docenti».
Presidente, il suo è un paradosso, no? «Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».
E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero.
«Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l`incendio».
Quale incendio? «Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà a insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università.
E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale».
E` dunque possibile che la storia si ripeta? «Non è possibile, è probabile.
Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perché il fuoco non fu spento per tempo».
Il Pd di Veltroni è dalla parte dei manifestanti.
«Mah, guardi, francamente io Veltroni che va in piazza col rischio di prendersi le botte non ce lo vedo. Lo vedo meglio in un club esclusivo di Chicago ad applaudire Obama...».
Non andrà in piazza con un bastone, certo, ma politicamente...
«Politicamente, sta facendo lo stesso errore che fece il Pci all`inizio della contestazione: fece da sponda al movimento illudendosi di controllarlo, ma quando, com`era logico, nel mirino finirono anche loro cambiarono radicalmente registro.
La cosiddetta linea della fermezza applicata da Andreotti, da Zaccagnini e da me, era stato Berlinguer a volerla... Ma oggi c`è il Pd, un ectoplasma guidato da un ectoplasma. Ed è anche per questo che Berlusconi farebbe bene ad essere più prudente».
CONFRONTO «Ieri un Pci granitico oggi Pd ectoplasma Perciò Berlusconi dev`essere prudente» [.]
Ecco perché, ai miei tempi di universitario, sui muri degli atenei il suo nome era scritto con la K
Da "GIORNO/RESTO/NAZIONE" di giovedì 23 ottobre 2008
INTERVISTA A COSSIGA «Bisogna fermarli, anche il terrorismo partì dagli atenei» di ANDREA CANGINI - ROMA
PRESIDENTE Cossiga, pensa che minacciando l`uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato? «Dipende, se ritiene d`essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo.
Ma poiché l`Italia è uno Stato debole, e all`opposizione non c`è il granitico Pci ma l`evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà una figuraccia».
Quali fatti dovrebbero seguire? «Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand`ero ministro dell`Interno».
Ossia? «In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito...».
Gli universitari, invece? «Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».
Dopo di che? «Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».
Nel senso che...
«Nel senso che le forze dell`ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano».
Anche i docenti? «Soprattutto i docenti».
Presidente, il suo è un paradosso, no? «Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».
E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero.
«Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l`incendio».
Quale incendio? «Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà a insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università.
E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale».
E` dunque possibile che la storia si ripeta? «Non è possibile, è probabile.
Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perché il fuoco non fu spento per tempo».
Il Pd di Veltroni è dalla parte dei manifestanti.
«Mah, guardi, francamente io Veltroni che va in piazza col rischio di prendersi le botte non ce lo vedo. Lo vedo meglio in un club esclusivo di Chicago ad applaudire Obama...».
Non andrà in piazza con un bastone, certo, ma politicamente...
«Politicamente, sta facendo lo stesso errore che fece il Pci all`inizio della contestazione: fece da sponda al movimento illudendosi di controllarlo, ma quando, com`era logico, nel mirino finirono anche loro cambiarono radicalmente registro.
La cosiddetta linea della fermezza applicata da Andreotti, da Zaccagnini e da me, era stato Berlinguer a volerla... Ma oggi c`è il Pd, un ectoplasma guidato da un ectoplasma. Ed è anche per questo che Berlusconi farebbe bene ad essere più prudente».
CONFRONTO «Ieri un Pci granitico oggi Pd ectoplasma Perciò Berlusconi dev`essere prudente» [.]
Ecco perché, ai miei tempi di universitario, sui muri degli atenei il suo nome era scritto con la K
Gli opposti estremismi e la maggioranza silenziosa furono trucchi di allora e sarà così anche oggi.
Gli studenti non devono cadere nell'inganno e continuare nella loro lotta per il diritto allo studio in una scuola e in una università degne di tal nome, perché non private delle risorse necessarie al loro funzionamento. Né va del loro futuro di studenti e di lavoratori inseriti nel processo di produzione non solo materiale, ma anche culturale, per il bene dell'intera società.
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"La violenza non è forza ma debolezza, né mai può essere creatrice di cosa alcuna ma soltanto distruttrice"
(Benedetto Croce)
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