domenica 31 marzo 2013

BUONA PASQUA DI RISURREZIONE

Buona Pasqua, Giad Pàsk, Srecan Uskrs, Happy Easter, Joyeuse Pasques, Frohe Ostern, Felices Pascuas, Fouai Hwo Gie Quai le , Eeid -Foss’h Mubarak, Sretun Uskrs, Gezuar Pashken, Paste Fericit, Vesele Velikonoce, Sreken Veligden, Souk San Van Easter, Veselá velká noc, Boa Pascoa, Kalo Paska, Vrolijke pasen, God pasque, Bon fiesse-d’joyeuse pôque , Felician Paskon en Kristo Resurektinta, Shnorhavor surb zatik, A fraylekhn Pesah, Gofúkkatsu Omédetoo, Gëzuar Pashkët, Shnorhavor surb zatik, Feliços Pascuas, Fouai Hwo Gie Quai le, Sretan Uskrs, God pasque,Счастливой Пасхи (Schastilvoi Paschi), Срећан Ускрс (Srecan Uskrs), Felices Pascuas, Veselá velká noc, Hyvää pääsiäistä, Joyeuses Pâques, Gofúkkatsu Omédetoo, Καλό Πάσχα (Kalo Paska), Happy Easter, Giad Pàsk, Frohe Ostern, Щасливої Пасхи, A fraylekhn Pesah, Ieasika Elihle, Souk San Van Easter, Sreken Veligden, God påske, Zalig Paasfeest, Boa Pascoa, Paste Fericit

La Resurrezione di Pericle Fazzini La Resurrezione di Pericle Fazzini

mercoledì 20 marzo 2013

2013 WORLD PRESS FREEDOM MAP

Reporters sans frontières have released their latest Press Freedom Index, comparing “the attitudes and intentions of governments towards media freedom in the medium or long term.” Finland remains the most free, while at the bottom are Turkmenistan, North Korea and Eritrea.

Web
en.rsf.org

Come sempre, siamo il fanalino di coda in Europa.

martedì 19 marzo 2013

LA MEMORIA DELLE NONNE

Plaza de Mayo. Le «abuelas» non dimenticano la complicità con la dittatura. «Bergoglio? Durante la dittatura non ci ha mai parlato, mai chiamato, mai dato un appuntamento, non ci ha mai menzionato» di Filippo Fiorini*

clip_image002

«Ci sono ombre che pesano su di lui e ora devono essere comprovate». Hanno parlato le Abuelas de Plaza de Mayo, dopo che il portavoce vaticano ha convocato una conferenza stampa per smentire i presunti rapporti compromettenti di papa Francesco con la dittatura militare argentina. A intervenire è stata la presidentessa e fondatrice Estela de Carlotto che, come testimone diretto dei noti fatti criminali che segnarono il paese tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta, ha risposto alle domande della stampa estera, condannando senza appello l’operato della Chiesa, spiegando con misura di cosa si accusa Bergoglio e augurandogli tuttavia un buon papato.
«La Chiesa è stata complice dei militari», ha detto quell’attivista instancabile, avvezza agli orecchini di perle e alla completa mancanza di peli sulla lingua che è Estela de Carlotto. «Bergoglio? Durante la dittatura non ci ha mai parlato, mai chiamato, mai dato un appuntamento, non ci ha mai menzionato (…) di certo però, non lo possiamo paragonare a gente come monsignor Grasselli, che invece viene accusato di aver convissuto e approvato il governo golpista». «Ma concretamente che cosa si recrimina a Bergoglio?», gli chiede una giornalista inglese. «Sono stati scritti due libri su Bergoglio, uno dal fondatore del Cels (Centro Studi Legali e Sociali, un cantiere di avvocati e ricercatori per la difesa dei diritti umani, ndr ), Emilio Mignone, e l’altro dal giornalista Horacio Verbitsky. Lo si accusa di aver consegnato – nelle mani dei torturatori – due sacerdoti, ma d’altra parte c’è chi dice invece che lui sia intervenuto per salvarli, visto che entrambi furono poi rilasciati».
D’altro canto, c’è il caso di Elena de la Cuadra, una ragazza che fu sequestrata e fatta sparire dai militari nel ’77 e che durante la prigionia partorì una figlia che battezzò Ana. La madre, Alicia detta Licha, che con Carlotto fondò Abuelas, andò a suonare tutti i campanelli possibili per riavere la figlia e la nipotina. Oggi che Licha è morta, sua sorella racconta di un incontro che entrambe ebbero con l’attuale papa, nel quale però questi disse loro di abbandonare le ricerche, perché la piccola Ana era in buone mani. «In un processo recente – continua Estela de Carlotto – Bergoglio è stato chiamato a deporre in qualità di testimone e ha negato di aver avuto questa conversazione. Tra l’altro ha detto di non aver saputo nulla di ciò che accadeva nel paese fino all’anno 1990».
Precisamente, Bergoglio ha detto in tribunale di aver saputo solo molti anni dopo il ritorno della democrazia in Argentina che la dittatura militare rapiva i neonati dei prigionieri politici e li dava in adozione a famiglie di fiancheggiatori. «È un po’ difficile da credere – ha precisato la fondatrice di Abuelas – quando nell’85 c’è stato un processo fenomenale che ebbe una portata più che pubblica». «Tuttavia, questa è storia – ha concluso la signora dagli 82 anni impercettibili – e a me piace fare dei distinguo. Senza dimenticare, senza perdere la memoria, dobbiamo sottolineare che oggi lui è papa, e quindi spero che in onore a questo papato faccia tute le cose che deve fare, e su questo gli diamo un voto di fiducia (…) visto che nella società argentina si registrano anche molti meriti da parte sua».
Fonte

mercoledì 6 marzo 2013

UN NUOVO PAPA PER L’AFRICA

Chiunque sia il nuovo Pontefice, ecco cosa il continente nero gli chiede

clip_image002

LA TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE - Dal Concilio Vaticano Secondo in poi la chiesa cattolica prese la decisione di rivolgersi al Sud del mondo, là dove stavano più cristiani che altrove e più oppressi che nel nell’emisfero settentrionale. Purtroppo di quella saggia determinazione è rimasto poco e Roma ha pagato la sua incapacità di rinnovamento, affacciatasi appena con la teologia della liberazione e subito stroncata dall’ala più reazionaria e anticomunista della curia romana, quella che ha assistito impassibile al martirio dei sacerdoti sudamericani e onorato Pinochet e gli altri massacratori che rubarono loro le vite.
LA DECADENZA - La stessa chiesa che ancora temeva i neri e che temeva la corruzione del cattolicesimo da parte dei selvaggi, salvo poi ritrovarsi a coltivare un rito isterilito e ad osservare impotente la fuga dei fedeli verso la concorrenza o l’ateismo di rigetto a Nord come al Sud. un’emorragia di fedeli e di vocazioni epocale, alla quale la chiesa di Roma non risponde da tempo, con il papato di Ratzinger che si è segnalato per l’ulteriore allontanamento dalle masse e il ritiro in una dimensione elitaria e medioevale che ha portato addirittura alla riesumazione della messa in latino.
LA CONCORRENZA - Il tutto mentre nelle americhe come in Africa e in Asia i predicatori evangelici conquistavano una parrocchia dietro l’altra e gli spazi dei cattolici si restringevano sempre di più, fino a divenire in alcuni casi minoranza dove un tempo avevano conquistato, con le buone o con le cattive, l’assoluto monopolio. Non diversamente in Africa, da dove Roma appare lontana e dove il cattolicesimo è prima di tutto declinato al femminile da milioni di donne oppresse da regimi patriarcali che spesso sono rinforzati e non contrastati dalla chiesa di Roma, a suo agio persino in Uganda quando la “cultura” locale spinge la maggioranza di governo a criminalizzare l’omosessualità.
LA CHIESA DEI MASCHI - Le donne africane vorrebbero una chiesa sensibile ai loro problemi e al loro bisogno d’emancipazione, ai problemi dei divorziati e dei poveri, non una chiesa che siede dalla parte del potere e della supremazia maschile contro le donne e gli omosessuali. Le donne africane non vogliono fare i preti, vorrebbero però una società socialmente più evoluta e affrancata dal maschilismo, un prodotto offerto per esempio dalla concorrenza evangelica, che sui fedeli esercita un forte controllo sociale, reprimendo l’alcolismo e la violenza domestica con un’azione pubblica che i parroci cattolici non riescono a eguagliare.
MODESTE PRETESE - Il cattolico africano non ha particolari ostilità verso Roma, la cultura e la morale cattolica non sono poi così lontane da quelle ancestrali dei luoghi, ma soffre la rigidità della predicazione e di alcuni dogmi che con la fede hanno poco a che fare, come l’ostilità al condom, che costa ogni anno migliaia di vittime e un numero ancora più alto di infettati dalle malattie a trasmissione sessuale, su tutte l’Aids.
UN PAPA DEI POVERI - Ma soprattutto, l’Africa resta il continente più povero e i cattolici africani hanno bisogno di una chiesa che sia vicina ai poveri, che levi la sua voce in loro difesa nelle dittature come nelle democrazie, quando le elite ingrassano sfruttando la povera gente. Un ruolo che però non si addice alla storia della chiesa di Roma, più abituata a governare con il potere temporale che ad opporvisi e sarebbe davvero una sorpresa se il successore di Ratzinger fosse il genere di Papa che vorrebbero gli africani.
Fonte

LinkWithin

Blog Widget by LinkWithin