sabato 30 ottobre 2010

CIAO, CLAUDIO

Oggi alle 14.30 a Busseto c’è il funerale di CLAUDIO CAROSINO, il “medico di campagna” ucciso dalla follia omicida di un anziano suo paziente.

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Non riesco a pronunciare inutili parole su Claudio e sul suo assurdo destino. Un altro bussetano, ben più bravo di me a scrivere, ha redatto quanto segue sul settimanale che dirige:

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28.10.10 - Ciao, medico angelo
Care lettrici, cari lettori, domenica sera hanno ucciso un mio amico. Si chiamava Claudio Carosino e faceva il medico di base al mio paese, Busseto. Aveva qualche anno più di me, non lo vedevo da un po’ di tempo ma ne conservavo il ricordo straordinario dell’epoca leggera dell’adolescenza e della giovinezza, quando cominciai a rendermi conto che lui era un modello di vita. Ma quasi irraggiungibile. Troppo aperto, dolce, generoso. Troppo buono, in una parola. Sembrava arrivasse da un altro pianeta, da una terra in cui ci si spende solo per gli altri e non per se stessi. Sempre con quel sorrisetto sotto i baffi, sempre con l’allegria e la levità di chi sa che la cura è anche conforto e consolazione, psicologia e buonumore. E l’hanno ammazzato.
Era stato chiamato da un anziano paziente, che aveva fatto il vaccino antinfluenzale e non si era sentito bene. Claudio ci era andato, perché lui visitava a domicilio anche la domenica, e rispondeva al telefono a ogni ora del giorno e della notte. Era già andato ad assisterlo altre volte, negli ultimi giorni. L’anziano paziente questa volta l’ha accolto con un colpo di fucile nel petto. Senza una ragione né un motivo, come canta Cocciante, senza niente. Un dramma della follia, della depressione, chi lo sa. Un dramma assurdo, incredibile.
Nel blog aperto sul sito della Gazzetta di Parma ora qualcuno si affanna a cercare spiegazioni («Le aspettative che una informazione e una società devianti creano circa la medicina hanno causato anche questa vittima», scrive Francesco), ma spiegazioni non ce ne sono. Chi ci segue sa che spesso in questa pagina tentiamo di riflettere sul sistema dell’informazione e sulle sue distorsioni. Eppure è arduo, in questa tragedia, attribuire colpe e indagare sulle cause, anche se non è affatto un discorso da bar il dire che viviamo in una società sempre più violenta. Il taxista milanese, la povera donna romena, l’ambulante di Bologna, perfino il barista pestato dal calciatore Mutu: le cronache non fanno altro che raccontarci di gente presa a pugni e calci per un nonnulla, con esiti spesso fatali e sanzioni a volte incomprensibilmente miti. È come se fossimo in presenza di un allentamento generale dei freni inibitori: dal linguaggio (a partire dai politici) sempre meno controllato fino alle espressioni di protesta popolare che perdono legittimità quando tracimano nella violenza. È un discorso lungo e complesso, ci torneremo.
Qui, ricordando il «medico angelo» ucciso senza un perché, vale forse la pena di fare una considerazione ex post. Su quanto sia difficile raccontare il bene. La morte di Carosino è stata «condita via» da qualche quotidiano così: «Lite sul vaccino, medico di base ucciso a fucilate», evocando (involontariamente) scenari criminali o di malasanità. Cioè quanto di più lontano da questa vicenda di innocenza e insondabili malattie mentali.
Io Claudio lo conoscevo, ed è solo per questo che ora ne parlo. Se mi avessero chiesto qual è l’uomo più buono del mondo avrei indicato lui. Ma non mi sarebbe mai venuto in mente di pubblicare un pezzo sulla sua «ordinaria» vita di persona dedicata agli altri, senza interessi e senza contropartite. Avrei pensato che non sarebbe stato interessante. Così mi trovo a parlare del bene soltanto quando il bene è stato sopraffatto dal male. Chiedo scusa a Claudio, e a tutti i Claudio d’Italia, che sono tanti. E invisibili.

Sarà forse una frase fatta, ma se ne vanno sempre i migliori.
 
Ciao Claudio

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