giovedì 4 febbraio 2010

FAVELAS ADDIO? LULA CAMBIA FACCIA A RIO

RIO DE JANEIRO - È una di quelle sfide epocali che solo un Paese come il Brasile puó annunciare. Non solo rifondare, riprogettare una grande cittá, ma ripensare al modo di essere e di vivere di 12 milioni di abitanti.

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Immaginare una nuova "cosa": Rio de Janeiro mondata dalle sue infamie. Senza favelas, senza narcotraffico, una rinascita per le 165 cittá-nella-cittá che negli ultimi cent'anni si sono moltiplicate davanti, dietro e a fianco del Cristo Redentore. Abbattere, ricostruire, fornire una rete elettrica e idrica. Non è un sogno, è un progetto politico, infrastrutturale e sociale che il sindaco di Rio, il giovane Eduardo Paes, 40 anni, lancia con l'aiuto di Lula, il presidente-operaio che l'anno prossimo terminerá trionfalmente il suo secondo mandato e che oggi veleggia sopra l'80% di consensi.
Paes, per pragmatismo, non vuol sentire parlare di utopia, ma di progetto. La seconda parte del Programa de Aceleraçao do crescimento (Pac II), un piano di crescita rapida, è proprio questa: 1,58 miliardi di euro per trasformare le favelas in quartieri, popolari ma dignitosi.
Un gigantesco piano urbanistico che in vista delle Olimpiadi del 2016 che si disputeranno a Rio prevede interventi in 109 delle 165 favelas che circondano la metropoli. Le piogge torrenziali che hanno provocato frane, devastazione e morti sono solo l'ultima testimonianza della precarietá di questo tessuto urbano degradato, costruito senza rilievi geologici, né rispetto dei piú elementari criteri edilizi.
I fondi che sono stati stanziati per i Giochi olimpici superano i 10 miliardi di dollari, un fiume di denaro che potrá finanziare la costruzione di molti impianti: due stadi, un velodromo, campi da tennis e da basket. L'idea è che questo flusso di risorse non si limiti a finanziare i Giochi olimpici ma «sia un volano per riprogettare una cittá, ridisegnarla e risanarla», ha dichiarato Dilma Rousseff, la candidata presidenziale appoggiata da Lula.
I precedenti in qualche caso sono stati sconsolanti: le Olimpiadi non si sono tradotte in opportunitá di crescita per il Paese che le ospita. «Montreal é il caso piú eclatante di cittá olimpica - spiega Andrew Zimbalist, economista sportivo dello Smith college, Northampton, Massachusetts - che non ha saputo beneficiare la popolazione di tanta ricchezza».
La riconversione delle favelas non è cosa facile, sia chiaro. Alcuni anni fa Hernando De Soto, un economista peruviano, aveva lanciato una proposta intrigante: conferire certificati di proprietá agli abitanti delle favelas, una sorta di registrazione formale, cosí da avviare un circolo virtuoso capace di generare un mercato immobiliare sempre piú regolare. L'obiettivo era quello di affrancare i poveri da quell'insuperabile precarietá e instabilitá vincolata alla favela. Non è andata bene. L'applicazione dell'idea si è rivelata irta di difficoltá. Stavolta invece ci sarebbe un'iniezione di denaro molto ingente.
Per questo il grande progetto Lula-Paes è di portata storica. Infatti, oltre a predisporre un immenso piano regolatore, si vorrebbe ridimensionare la potenza delle organizzazioni malavitose che controllano le favelas. Fernando Gabeira, economista, deputato al parlamento di Brasilia, ha tracciato su Google l'intera mappatura delle fazioni in campo .
Basta un clic per vedere gli schieramenti.
I grandi appuntamenti, Mondiali di calcio 2014 e Olimpiadi 2016, rappresentano una straordinaria opportunitá ma anche un pericolo per il Brasile. La sua rapida uscita dalla crisi mondiale, (il Pil brasiliano nel 2010 tornerá a crescere piú del 5%) non è sufficiente a garantirne il successo. Un monito e un auspicio dal sociologo Ignacio Cano, dell'Universitá di Rio: «Dopo l'iniziale euforia, l'establishment di Planalto ha acquisito la consapevolezza di dover garantire un elevato standard di sicurezza agli atleti e alle delegazioni». Migliaia di persone che non potranno, come oggi, esser facile obiettivo delle bande metropolitane.

Roberto Da Rin

roberto.darin@ilsole24ore.com

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