mercoledì 29 luglio 2009

SOVRANITÀ POPOLARE E RICCHEZZE NATURALI

Agrobusiness per chi?

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La violenza del modello dell'agrobusiness si manifesta ormai quotidianamente: espulsione dei contadini dalle loro terre, militarizzazione delle campagne, espropriazione dei terreni ai danni delle comunità agricole, saccheggio delle risorse naturali, investimenti pubblici al servizio delle multinazionali con la conseguente crescita del debito estero, concentrazione delle terre, desertificazione, contaminazione da agrotossici, cibi transgenici a discapito delle colture convenzionali, distruzione della biodiversità, deruralizzazione e ampliamento delle aree periferiche dei grandi centri urbani ecc.

Il 25% dei boschi e il 40% della fauna e flora mondiali si trova in America Latina. Le multinazionali, con la complicità di governi conniventi, si appropriano delle risorse naturali e calpestano impunemente i diritti delle comunità contadine e indigene. La fame e l'indigenza sono le principali conseguenze di questo modello, che pregiudica gravemente la sovranità alimentare dei popoli e il loro diritto a usufruire dei beni comuni e delle risorse naturali messe a disposizione dal pianeta. Il paradosso è che il problema dei paesi sudamericani non è la mancanza di risorse quanto piuttosto la loro abbondanza.

Lo sviluppo selvaggio e indiscriminato delle monocolture di soia è stato presentato dal governo argentino come il motore del superavit fiscale mentre, in realtà, ha prodotto solo conseguenze negative per il paese: riduzione nella produzione di alimenti di base, che stanno portando a un aumento preoccupante di casi di sottoalimentazione e denutrizione, non solo nelle campagne ma anche nei centri urbani; aumento dei prezzi dei generi alimentari; trasferimento coatto di numerose comunità contadine; deforestazione e degradazione dei suoli agricoli; uso massiccio di agrochimici, con conseguenze devastanti per la salute umana e l'ambiente. In poche parole, in Argentina si sta affermando un modello di agricoltura senza agricoltori: in 10 anni sono scomparsi 160mila piccoli coltivatori.

La monocoltura della soia ha annullato tutte le pratiche di tutela dell'ambiente, come la rotazione agricoltura-allevamento e l'alternanza delle produzioni, provocando un impoverimento dei suoli che richiede una sempre maggiore quantità di sostanze chimiche per mantenere alto il livello della produzione. Tutto questo non fa che consolidare un modello di dipendenza: dalle multinazionali, dalle sementi che arrivano da fuori, dagli agrochimici, dai macchinari acquistati all'estero ecc.

E l'ambiente? E le persone? E l'agricoltura? Sembrano scomparire difronte al dilagare, apparentemente inarrestabile, del modello delle monocolture e dell'agrobusiness.

Fonte: Frente Popular Dario Santillan

Per scaricare il documento completo:
http://www.biodiversidadla.org/Objetos_Relacionados/file_folder/Archivos_pdf_2/Catedra_abierta_sobre_Soberania_popular_y_riquezas_naturales

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