Recentemente, i funzionari dell'Immigration and Customs Enforcement (ICE) hanno evidenziato l'ingiustizia annunciando oltre 30.000 espulsioni, che riporteranno migliaia di haitiani al paese d'origine. In una Haiti che già vacilla sotto il peso della povertà, della repressione, della disperazione, della devastazione portata dagli uragani della scorsa estate, e dall'occupazione da parte dei caschi blu paramilitari delle Nazioni Unite, stanziati illegalmente nel paese dal 2004 - per la prima volta nella storia - per supportare e imporre un colpo di Stato contro un Presidente democraticamente eletto, per ordine di Washington. Il 9 dicembre 2008, l'ICE ha ripreso le espulsioni dopo uno pausa iniziata a settembre a seguito degli uragani estivi che si sono abbattuti su Haiti, e che hanno lasciato 800.000 persone senza cibo, acqua e altri beni di prima necessità, e 70.000 persone circa senza casa. La portavoce dell'ICE Nicole Navas ha annunciato: "Era in programma la ripresa dei voli per il rimpatrio degli espulsi, non appena la situazione nel paese fosse stabile e sicura. Abbiamo ritenuto fosse appropriato farlo ora considerate le attuali condizioni sul posto... Le persone rimpatriate hanno ricevuto ordine definitivo di rimpatrio nonchè i documenti di viaggio necessari". Questo nonostante schiere di avvocati e persone coinvolte sostengano che le condizioni ad Haiti siano peggiorate, non certo migliorate. Anche osservatori internazionali o imparziali hanno verificato la condizione reale del Paese. La BBC ha definito la situazione di Haiti "impressionante" e il Miami Herald ha dichiarato che vi è stato il "disastro umanitario peggiore dell'ultimo secolo in Haiti", che ha lasciato dietro di sé.
In dicembre, Randy McGorty, Direttore dei Catholic Legal Services per l'Arcidiocesi di Miami ha dichiarato: "Dopo aver trattato per otto anni con questa Amministrazione sulle questioni haitiane, mi vedo costretto a concludere che la politica adottata nei confronti di Haiti è razzista. È scandalosa. Gente che ha perso tutto, non possiede il minimo, sta morendo di fame. Un tale impietoso disprezzo per la vita umana è inspiegabile. Molti haitiani espulsi non hanno una comunità a cui fare ritorno. È scoraggiante il fatto che l'Amministrazione Bush possa anche solo considerare l'idea di rimandare le persone in questa nazione così incredibilmente fragile.... La crisi umanitaria di Haiti continua e peggiora". Cheryl Little, Direttore esecutivo del (South) Florida Immigrant Advocacy Center (FIAC), ha affermato: "Stiamo facendo il possibile per convincere i funzionari governativi a cambiare idea su questa questione. Si tratta di un atto immorale e disumano".
Il 26 gennaio, il FIAC ha sollecitato il nuovo Segretario del Dipartimento di Sicurezza Nazionale (DHS) Janet Napolitano, a "fermare immediatamente queste agghiaccianti espulsioni e pensare seriamente di concedere lo status di protezione temporanea (TPS) agli haitiani già presenti negli Stati Uniti". Nel corso del 2008, sono state rimandate verso miseria e desolazione 1.000 persone, poi, dopo quasi tre mesi di sospensione, sono ripresi i viaggi del dolore, con una visibile accelerazione dopo l'insediamento di Obama.
Secondo il FIAC, a subire la situazione sono uomini come Louiness Petit-Frere, espulso il 23 gennaio scorso: "Negli Stati Uniti da 10 anni, fedina penale pulita, lascia la moglie cittadina statunitense, la madre e quattro tra fratelli e sorelle, tutti con status legale... Uno dei suoi fratelli, il Sergente della Marina US Nikenson Peirreloui, ha prestato servizio, ed è stato ferito, in Iraq". Nel 2008, Obama ha condotto una intensa campagna elettorale per ottenere il voto haitiano nella Florida del Sud. Oggi, tradisce la fiducia abbandonando milioni di famiglie povere al proprio destino, offrendo un aiuto ridicolo alle situazioni di emergenza, se paragonato, per esempio, ai sussidi (miliardari) concessi a Wall Street e ai ricchi.
Dopo che il Congresso istituì il TPS nel 1990, Washington concesse protezione a 260.000 salvadoregni, 82.000 honduregni e 5.000 nicaraguensi, per poi estendere la concessione di permessi il 1 ottobre 2008. Ciò autorizza il Procuratore generale a concedere lo status di immigrazione temporanea a residenti privi di documenti ma impossibilitati a tornare in patria a causa di conflitti armati, disastri ambientali o altre "condizioni eccezionali e temporanee". Oltre a El Salvador, Nicaragua e Honduras, tra i paesi beneficiati in passato si annoverano Kuwait, Libano, Bosnia-Herzegovina, Guinea-Bissau, Rwanda, Burundi, Liberia, Montserrat, Sierra Leone, Somalia, Sudan e Angola. Sei nazioni godono ancora del TPS.
Ma gli haitiani non hanno mai ottenuto il TPS, sebbene la concessione sia una delle forme di aiuto più semplici ed economiche, e consentirebbe al governo della capitale Port-au-Prince di concentrarsi sulla ricostruzione del paese mentre gli haitiani in America contribuiscono inviando le rimesse alle proprie famiglie d'origine.
Nel 2006, gli haitiani negli Usa hanno inviato 1,65 miliardi di dollari, la percentuale di reddito più elevata di qualsiasi gruppo nazionale straniero del mondo.
Nel 1997, l'Amministrazione Clinton concesse agli haitiani una sorta di visto temporaneo della durata di un anno, accordato a persone con lavoro e fedina penale pulita. Attualmente, circa 20.000 haitiani possiedono i requisiti necessari per ottenere il TPS. Tra l'altro, rispetto ad altri paesi che benificiano di permessi, il numero di haitiani è di gran lunga inferiore. Ciononostante, le espulsioni continuano e 30.299 persone hanno un "ordine finale di trasferimento", il che significa che un giudice per l'immigrazione ne ha disposto l'espulsione. Circa 600 sono in stato di fermo, altri 243 sono monitorati elettronicamente e tutti e 30.000 saranno allontanati da un'Amministrazione insensibile verso i poveri tanto quanto le precedenti, integraliste, che governavano sotto la presidenza di George W. Bush. Pare che l'America sia il paese dove tutto cambia, rimanendo però le cose sempre le stesse... persino se a governare è il primo Presidente nero.
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