Sembra impossibile, viene il dubbio che sia un falso.
Ed invece è tutto vero.
Ma allora negli ultimi 70 anni a cosa è servita l’innovazione? A convincerci che la soluzione sono inceneritori e discariche?
Oppure è successo che l’inceneritore e la discarica erano più vantaggiose proprio perchè richiedevano meno innovazione? Forse siamo un po’ cattivi ma il dubbio viene.
E se già 70 anni fa si differenziava e si riciclava perchè abbiamo permesso alle industrie di sostituire contenitori facilmente riciclabili con altri meno riciclabili?
Perchè abbiamo preferito il tetrapac non riciclabile al vetro?
Perchè abbiamo preferito prodotti termocomposti che non possono smontarsi e che devono finire nell’indifferenziato?
Forse perchè simili imballi e simili prodotti riducevano il costo del prodotto (al netto ovviamente del costo di smaltimento, mai considerato a carico del produttore ma sempre a carico dell’utilizzatore finale) e quindi consentivano di venderne di più e quindi incentivare il consumo?
C’è quasi da augurarsi che le giovani generazioni non guardino questa pagina, altrimenti temo che potrebbero decidere di non essere per nulla solidali con gli adulti e gli anziani di oggi che tanto incoscientemente hanno sceltro di scaricare sul futuro la loro incapacità di vivere sostenibilmente il proprio presente.
Questo articolo è stato qui pubblicato Domenica, 25 Gennaio 2009
Ed invece è tutto vero.
Ma allora negli ultimi 70 anni a cosa è servita l’innovazione? A convincerci che la soluzione sono inceneritori e discariche?
Oppure è successo che l’inceneritore e la discarica erano più vantaggiose proprio perchè richiedevano meno innovazione? Forse siamo un po’ cattivi ma il dubbio viene.
E se già 70 anni fa si differenziava e si riciclava perchè abbiamo permesso alle industrie di sostituire contenitori facilmente riciclabili con altri meno riciclabili?
Perchè abbiamo preferito il tetrapac non riciclabile al vetro?
Perchè abbiamo preferito prodotti termocomposti che non possono smontarsi e che devono finire nell’indifferenziato?
Forse perchè simili imballi e simili prodotti riducevano il costo del prodotto (al netto ovviamente del costo di smaltimento, mai considerato a carico del produttore ma sempre a carico dell’utilizzatore finale) e quindi consentivano di venderne di più e quindi incentivare il consumo?
C’è quasi da augurarsi che le giovani generazioni non guardino questa pagina, altrimenti temo che potrebbero decidere di non essere per nulla solidali con gli adulti e gli anziani di oggi che tanto incoscientemente hanno sceltro di scaricare sul futuro la loro incapacità di vivere sostenibilmente il proprio presente.
Questo articolo è stato qui pubblicato Domenica, 25 Gennaio 2009
Commenti a “Nulla si distrugge, 1939…”
ernesto pedrini scrive: 26 Gennaio 2009 alle 11:11 il contenuto del filmato è verissimo tant’è vero che alcuni miei parenti all’epoca si occupavano di fare i “selezionatori” all’AMSA di Milano, che allora si chiamava SPAIC.nello specifico credo che nel ‘39 l’importanza del riciclo fosse dovuto all’embargo a cui era sottoposto il regime fascista.
Ringrazio Marco Boschini per avermi autorizzato a postare il suo post su questo blog.
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