martedì 1 settembre 2009

SONO UN CASO DISPERATO

homem_moncoes



Finalmente un critico sagace ha rivelato
(sapevo che lo avrebbero scoperto)
che nei miei racconti sono parziale
e a margine mi esorta
a far mia la neutralità
come ogni intellettuale che si rispetti

credo cha abbia ragione
sono parziale
su questo non c'è dubbio
più ancora io direi un parziale irrecuperabile
in fin dei conti un caso disperato
perché per quanti sforzi faccia
non potrò arrivare mai a essere neutrale

in vari paesi di questo continente
specialisti di valore
hanno fatto il possibile e l'impossibile
per curarmi dalla parzialità
per esempio nella biblioteca nazionale del mio paese
ordinarono lo spurgo parziale
dei miei libri parziali
in argentina mi diedero quarantotto ore
(altrimenti mi ammazzavano) perché me ne andassi
con la mia parzialità alle costole
da ultimo in perù imbavagliarono la mia parzialità
e quanto a me mi deportarono

se fossi stato neutrale
non avrei avuto bisogno
di queste terapie intensive
però cosa posso farci
sono parziale
incurabilmente parziale
e per quanto possa suonare un poco strano
totalmente
parziale

già lo so
questo significa che non potrò aspirare
a tantissimi onori e riconoscimenti
e glorie e cariche
che il mondo riserva agli intellettuali
che si rispettino
vale a dire ai neutrali
con un'aggravante
poiché ogni volta ci sono meno neutrali
i riconoscimenti sono ripartiti
tra pochissimi

dopo tutto e a partire
dalle mie confesse limitazioni
devo riconoscere che per quei pochi neutrali
provo una certa ammirazione
o meglio li considero con stupore
perché in realtà è necessaria una tempra d'acciaio
per mantenersi neutrali davanti a episodi come
girón
tlatelolco
trelew
pando
la moneda(1)

è chiaro che uno
e forse è questo che voleva dirmi il critico
potrebbe essere parziale nella vita privata
e neutrale nelle belle lettere
diciamo indignarsi contro pinochet
durante l'insonnia
e scrivere racconti diurni
su atlantide

non è una cattiva idea
e chiaramente
presenta il vantaggio
che da un lato
uno ha conflitti di coscienza
e questo rappresenta sempre
un buon nutrimento per l'arte
e d'altro lato non presta il fianco alle gragnole
della stampa borghese e/o neutrale

non è una cattiva idea
però
mi vedo già scoprire o immaginare
nel continente sommerso
l'esistenza di oppressi e oppressori
parziali e neutrali
torturati e carnefici
ossia la stessa contesa
cuba sì yankee no
dei continenti non sommersi

di maniera che
poiché pare che per me non esista rimedio
e che sia definitivamente perduto
per la fruttuosa neutralità
la cosa più probabile è che io continui a scrivere
racconti non neutrali
e poemi e saggi e canzoni e romanzi
non neutrali
però avverto che sarà così
anche quando non tratteranno di torture e carceri
o di altri temi che sembrano
risultare insopportabili ai neutrali

sarà così anche quando tratteranno di farfalle e nubi
e fantasmi e pesciolini

(1) La Playa Girón è la Baia dei Porci, teatro nel 1961 di una tentata invasione di Cuba da parte di esuli finanziati dagli Stati Uniti; Tlatelolco , o Piazza delle Tre Culture, è una piazza di Città del Messico in cui, nel 1968, le forze di polizia aprirono il fuoco sugli studenti, uccidendone centinaia; Trelew è una città argentina le cui caserme, negli anni '70, durante la dittatura militare, furono famigerati centri di tortura; Cecilia Pando è una nota attivista del movimento argentino dei parenti delle vittime dei "colonnelli"; La Moneda è il palazzo presidenziale cileno in cui, nel 1973, fu assassinato Salvador Allende.

Mario Benedetti

(Traduzione di Valerio Evangelisti)

mario_benedetti


Mario Benedetti è nato a Paso de los Toros, Uruguay, nel 1920, ed è morto nel suo paese il maggio 2009. È considerato uno dei massimi poeti e narratori del XX secolo. Educato in un collegio tedesco, cominciò a guadagnarsi la vita come commerciante, contabile, impiegato pubblico, giornalista e traduttore. L'ambiente impiegatizio, nel suo grigiore, lungi dal scoraggiarlo, gli fornì argomento di poesia (Poemas de la oficina, 1956). Dal 1945 al 1975 collaborò al settimanale "Marcha" di cui fu anche direttore, la rivista più influente della vita politica e culturale dell'Uruguay e uno dei più importanti dell'America Latina, poi chuso dalla dittatura militare. Ha scritto racconti, romanzi, poesie, drammi, saggi, testi di critica letteraria, copioni cinematografici, testi di canzoni. Con il romanzo La Tregua (1960), Benedetti acquisì notorietà internazionale: il libro ebbe più di cento edizioni, è stato tradotto in diciannove lingue e adattata per il teatro, la radio, la televisione e il cinema. Da allora, lo scrittore uruguagio ha pubblicato più di 40 libri, tradotti in 18 lingue. E' stato direttore del Centro di Ricerche Letterarie della "Casa de las Américas", all'Avana, e del Dipartimento di Letteratura Latinoamericana, dell'Università di Montevideo. Dopo il golpe militare del 1973, rinunció all'incarico all'Università e fu costretto all'esilio, durato 12 anni, prima in Argentina e poi in Perù, a Cuba e in Spagna. Nella sua vasta produzione spiccano le sue raccolte poetiche Inventario e Inventario Dos, i canti La muerte y otras sorpresas (1968), Con y sin nostalgia (1977) e Geografías (1984), le novelle Gracias por el fuego (1965) e Primavera con una esquina rota.
Il suo ultimo libro è 'Memoria y esperanza. Un mensaje a los jóvenes' (Ed. Destino). Negli ultimi anni di sua lunga e fertile esistenza, Benedetti rivolgeva spesso un messaggio chiaro ai giovani perchè non si abbandonino al consumismo, al conformismo e al capitalismo che vuole impossessarsi globalmente, di tutto il pianeta.

1 commento:

➔ Sill Scaroni ha detto...

Ah ... ma quanto io amo la parcialità di Benedetti.

Ciao.
Sill

LinkWithin

Blog Widget by LinkWithin