domenica 27 settembre 2009

RETORICA DI STATO

Mi è stato chiesto da un amico blogger di fare un post a sostegno di Don Giorgio De Capitani . Ho sempre ritenuto Don Giorgio una delle poche voci fuori dal coro. Certo è una persona che non ha peli sulla lingua, ma, di questi tempi, a chi ti prende per il culo, non si può certo rispondere con galanteria. E non mi si venga a parlare di violenza, quando in ogni istante tutti noi beati, intelligenti, altruisti occidentali commettiamo violenze in ogni parte del pianeta, a danno del pianeta stesso che ci ospita e degli altri esseri umani che lo abitano. E questo solo per permettere ai MAGNA MAGNA economici-politici di poter continuare a fare i loro affari, non avendo sotto di loro cittadini, ma sudditi, soddisfatti delle proprie cianfrusaglie e appagati dai media che li imbottiscono di quotidiane cavolate.

A chi ha minacciato di denunciare Don Giorgio perchè ha detto che gli Italiani sono dei COGLIONI e si è sentito offeso, voglio qui rispondere con quanto ha detto un altro prete, Don Franco, in merito alla vicenda dei 6 parà della folgore morti in Afganistan.

“Qualunque cittadino ha sentito un profondo dolore e un immenso rispetto della sofferenza che la morte in guerra dei soldati italiani ha causato. Partecipare a questo dolore esige rispetto. Così pure siamo colpiti da tutte le morti violente che succedono nel mondo: donne, bambini, cittadini innocenti, morti sul lavoro.....Una cosa è il rispetto, altra cosa è la retorica.

-La celebrazione dei funerali di stato, con tutti gli annessi e connessi, è risultata una parata fatta apposta per confermarci nella cultura della guerra: trombe, processioni, cerimonie, incensi, parate che danno spettacolo e confondono le idee. Così i cittadini non pensano e i signori dei palazzi, politici e religiosi, continuano a narrarci le consuete banalità e menzogne.

- La chiesa necrofila (amante della morte) si dà appuntamento dove c'è qualche spettacolo liturgico da gestire. Se notate, le chiese si riempiono quasi solo nei funerali nei quali la casta sacerdotale, tutta impettita e vestita a festa, si trova davanti popolo e governanti. I funerali, specialmente quelli di stato, servono alla chiesa gerarchica a riaffermare la propria centralità, ad occupare tutti i video del mondo, a consolidare l'alleanza con i potenti e a riproporsi come detentrice del messaggio morale. Se prestiamo attenzione, dove ci sono morti, stragi e vittime sempre compaiono vescovi e cardinali che così si ripropongono con la loro immagine alla nazione.

- Mi sono chiesto: se la gerarchia cattolica e le televisioni italiane prendessero altrettanto sul serio i morti nel Mediterraneo, anche a causa di una legge criminale del governo Berlusconi, quale lutto dovrebbero indire e quale informazione fornire? Ma evidentemente non tutti i morti sono uguali. Alcuni vengono proclamati eroi, altri "vuoti a perdere", altri semplicemente senza nome.

Questa retorica mi fa ribrezzo, questa chiesa gerarchica non è il popolo del Dio della giustizia e della pace.

Pubblicato da don Franco Barbero a 17:33

Ergo, o ci svegliamo da questo letargo mediatico e cominciamo a utilizzare la materia grigia di cui spero siamo ancora dotati , o continuiamo a restare coglioni seguendo come topi il pifferaio magico che ci conduce ad una fine tragica .

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