venerdì 30 gennaio 2009

PRESIDENTI e POPOLO al FSM

«El pueblo unido jamas serà vencido», cantavano come giovani attivisti Fernando Lugo, presidente del Paraguay, Raffael Correa, presidente dell’Ecuador, Hugo Chavez, presidente del Venezuela ed Evo Morales, presidente della Bolivia. Un prete, un economista, un soldato ed un «indio» come simpaticamente ricordava Chavez nel suo intervento, sono oggi la rappresentazione istituzionale di una sinistra latinoamericana che si riconosce, almeno in parte, nel progetto e nella prospettiva tracciata in questi anni dal Forum Sociale Mondiale. Uno spettacolo unico di allegria e trasporto popolare impensabile dalle nostre parti
Nonostante la passione è stato un confronto vero quello con i quattro presidenti.


I temi affrontati sono stati diversi, dagli accordi commerciali, al debito ecologico, dalla sovranità alimentare alla necessità di spingere ulteriormente sul sentiero di una integrazione latinoamericana marcatamente anticapitalista basata sulle necessità immediate di tutti coloro che sono ancora esclusi e vivono in condizioni di grave emarginazione.
È la prima volta che quattro presidenti decidono di venire nel luogo definito l’Assemblea dell’Umanità e di rendere omaggio ai movimenti sociali.
Correa:«Il consenso di Washington è finito. Nessuno poteva pensare dieci anni fa che ciò sarebbe avvenuto e questo lo si devo sicuramente alla spinta propulsiva ed alle lotte dei movimenti sociali. Il neoliberismo rappresenta la morte, mentre il Fsm la vita. Noi vogliamo costruire un altro mondo insieme a voi, a partire da un’azione collettiva che metta al centro la giustizia sociale ed il buen vivir, i diritti della foresta amazzonica ed un nuovo paradigma di relazione con il nord del mondo, che dovrà riconoscere l’enorme debito ecologico contratto con noi in questi secoli», ha detto il presidente ecuadoriano. Così come Fernando Lugo ricordava i momenti in cui negli anni passati partecipava al forum come semplice iscritto, viaggiando in pulman sino a Porto Alegre o a Caracas. «Siete voi la speranza ed il cambiamento reale. Voi ci avete dato la possibilità di essere qui e senza le vostre lotte noi non saremmo niente. La nostra anima non avrà pace sino a quando non avremo giustizia sociale per tutti». Il presidente paraguyano ha poi fatto un affondo al suo collega brasiliano Lula, chiedendogli apertamente di rivedere gli accordi capestro sullo sfruttamento delle risorse energetiche del suo paese, visto che un’integrazione vera passa solo per il rispetto mutuo.
«Abbiamo delle grandi responsabilità, verso la vita, verso la giustizia e verso la nostra Madre Terra. Il cambio deve partire da noi. Siamo noi che dobbiamo continuare a cambiare ed io vi chiedo di continuare a guidarmi. Come dice il subcomandante Marcos, noi dobbiamo governare obbedendo al popolo». È stata poi la volta di Chavez che ha nel suo intervento ricordato più volte l’importanza della rivoluzione cubana anche nel processo culturale del Fsm. «Noi quattro siamo tutti figli di un tipo che si chiama Fidel Castro a cui va tutto il nostro amore e gratitudine per aver resistito da solo per cinquanta anni contro l’impero più pericoloso della storia. Oggi sono le vostre lotte che ci hanno portato qui e come dice Fidel, il testimone è passato a voi. Lui mi ha detto che siete voi che dovete guidare il mondo e cambiarlo».



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