venerdì 9 gennaio 2009

I nuovi barbari

Spesso mi sono chiesto quali sono i retaggi che ci portiamo in corpo, da cosa derivano le nostre ire o le nostre passioni, cosa spinge il cervello umano ad esprimersi.
Forse questi dilemmi interesseranno un microcosmo di persone, ma chiederci cosa spinge la Razza Padana ad aprire la bocca per sparare idee retrive, progetti superati dai tempi, autarchiche soluzioni economiche e , da non ultimo, massaggi razzisti, questo forse può interessare a molti.
Cominciamo col chiederci : che cos’è la "razza padana"?

La sola risposta da darsi è questa: la razza padana non esiste e non esiste perché non ha un substrato culturale che la sorregga, non ha un substrato storico che la identifichi, non ha nulla tranne il territorio, la Pianura Padana, su cui vive.
Ma c’è una cosa che identifica i “padani” (me compreso); la nostra storia, come del resto quella di tutta l’Italia, ci insegna che siamo stati occupati da tutte le genti d’Europa, che siamo tutti dei bastardi e che fra i tanti ci sono anche dei GranBastardi , che hanno ereditato solo dai nostri avi barbari.
Questi nuovi barbari porteranno in dote ai loro figli non il buon senso antico o l’umanità tra le persone, la doverosa benevolenza verso gli ospiti, la rispettosa convivenza, la tradizione degli antichi mestieri, il gusto dei sapori e dei colori delle campagne, ma la chiusura verso l’esterno, lo spasmodico e morboso attaccamento ai propri averi, il sospetto verso gli estranei , la paura che si trasforma in odio verso il diverso, il razzismo anticamera del nazismo.
Dopo le tante passate, è di oggi la proposta di una tassa di 50 euro per il rilascio o il rinnovo dei permessi di soggiorno agli stranieri. E' quanto prevede un emendamento della Lega al Dl anticrisi. Il gettito, è scritto nella modifica, verrà destinato ai Comuni di residenza dei cittadini stranieri e utilizzato per l'attuazione di politiche di sostegno alle famiglie (italiane) e per il controllo del territorio.



Permessi di soggiorno, immigrati in coda


Mi sembra ragionevole tassare dei lavoratori regolari, che contribuiscono all’economia del nostro paese, unicamente perché sono stranieri! O forse no? Questa è la sola strada per rispedirli nel ghetto della clandestinità e del sommerso.

Oltre a quello sul permesso di soggiorno c'è un altro emendamento, sempre firmato Lega e che, anche in questo caso, ha ottenuto il parere favorevole di governo e relatori: la norma introduce una fideiussione di diecimila euro a carico dei lavoratori extracomunitari che aprono una partita Iva. Altra norma discriminatoria, ma indubbiamente rimuneratrice per le casse dello stato, visto che nel solo 2007, il dato è di Unioncamere, sono diventate 225.408 le imprese con un immigrato al comando (+8%).
Vanno sempre colpiti i più deboli e i senza voce, anche se creano ricchezza e posti di lavoro.

In proposito CARLO CIAVONI scrive:”Se non muoiono annegati prima di sbarcare a Lampedusa; se non vengono rispediti col foglio di via per non essere riusciti a dimostrare di aver diritto allo status di rifugiati politici; se ancora, una volta entrati in Italia, non decidono di cambiare paese o tornarsene indietro, gli immigrati che resistono e, nonostante tutto, riescono a rimanere, prima o poi diventano imprenditori. Magari di piccolissime aziende, ma è ormai un fatto che la tendenza è questa: fuga dal lavoro dipendente per il salto verso attività in proprio. Bastano pochi numeri per documentarne l'espansione: negli ultimi cinque anni le imprese con titolari extracomunitari sono aumentate del 20 per cento; nel biennio 2006/07 si sono avuti quasi 17 mila nuovi iscritti stranieri alle Camere di Commercio, gran parte lavoratori dipendenti passati al lavoro autonomo. Il seguito qui.

Da Udine infine la proposta, da parte della Lega, di stoppare le cure agli immigrati non regolari e la richiesta, sempre leghista, delle dimissioni dei direttori regionali "colpevoli" di aver spinto invece gli ospedali a garantire le cure nel 2009.


Mi limito a questo:


dovere del medico e di un paese civile è aiutare e curare i malati rispettando la loro dignità umana ancor prima di valutare lo status giuridico.










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