sabato 27 dicembre 2008

Il Natale è passato...

Pensavo che il mio Natale peggiore fosse stato quello trascorso sulle montagne di Haiti nel 2001, ma quest’anno sono riuscito a battere tutti i records.
Non ho ancora mai parlato delle mie esperienze centroamericane e sudamericane, proprio perché sono sempre state intrise di dolore e di ricordi angosciosi, ma oggi mi sono venute alla mente le immagini che avevo quasi cercato di rimuovere e le sensazioni che avevo provato in quella circostanza del 2001, perché le ho paragonate al Natale di oggi; devo dire che il Natale haitiano di allora è stato senza dubbio migliore di quello bussetano di oggi.


Allora avevo voluto trascorrere un settimana ad Haiti, partendo in autobus dalla capitale domenicana, per tastare sulla mia pelle le estreme condizioni di miseria del paese più povero di tutto l’emisfero occidentale. Il 17 dicembre, all’alba, mi trovavo a Port-au-Prince in Du Champ De Mars e mi stavo dirigendo verso il Palazzo Presidenziale per ammirarlo nella silenziosa quiete del mattino. Improvvisamente cominciai a sentire un crepitio di armi automatiche e mi resi subito conto che poteva essere un regolamento di conti tra bande della malavita locale o, visto dove mi trovavo, un assalto alla residenza ufficiale del Presidente Aristide.
In effetti era proprio quest’ultima possibilità che si stava verificando. Non saprei raccontare esattamente cosa feci durante i minuti e le ore successive, perché quando sentii fischiare proiettili un po’ dovunque, tra mezzi militari che sfrecciavano da tutte le parti e povera gente come me che era terrorizzata dalla paura, l’unico pensiero che avevo era quello di mettermi in salvo, pur non sapendo dove e come. Cominciammo tutti a scappare nelle più diverse direzioni ed io, che non conoscevo la città corsi all’impazzata, terrorizzato, finché esausto e con il cuore in gola trovai rifugio dentro ad un portone semiaperto. Non so quanto rimasi lì, sentivo grida e il vociare di donne e di bambini, e poi ne vidi uno venire verso di me, che me ne stavo raggomitolato in terra. Mi ricordo che gli gridai: “ coup d’état … coup d’état” e il piccolo corse via spaventato. Arrivarono poi alcune donne che cominciarono a parlarmi in creolo, ma non riuscivo a capire nulla. Finalmente sopraggiunse un uomo che in francese mi chiese cosa ci facessi lì e chi ero...... Non sto a dilungarmi oltre perché altrimenti dovrei scrivere un racconto su quanto mi accadde ( forse un giorno lo farò), quello che volevo sottolineare è che la vigilia di Natale ero sulle montagne al confine con la Repubblica Dominicana e la cena consistette in un uovo fritto diviso a metà con un haitiano, che con me cercava di passare il confine per poter trovare un qualsiasi lavoro di manovalanza ( di solito duro, sottopagato e di 12h. al giorno) oltre frontiera.
E’ stata, ripensandoci oggi, una esperienza cruda, che ha lasciata molti ricordi indelebili nella mia memoria, ma almeno è stata vissuta a contatto con la natura più incontaminata che avessi mai visto.

Il Natale bussetano, invece, si è svolto all’insegna della recrudescenza dei sintomi della vecchiaia dei miei genitori. Li ho visti quasi in uno stato di attesa dell’ultima ora e quando mio padre, malato di Halzheimer, mi ha detto : ”Sono arrivato al traguardo” mi si è bloccato lo stomaco e non ho toccato cibo. Lo sconforto e il dolore mi hanno pervaso il corpo e la mente, mi sono sentito nell' assoluta incapacità di reagire, inadeguato alla situazione, privato di tutte le forze. Anche ora che sono qui a scrivere queste righe, non so descrivere veramente come mi sento, perché l'impotenza mi imprigiona, un'impotenza che mi intristisce e al tempo stesso mi fa andare in collera.
La rassegnazione della vecchiaia alla solitudine nell'attesa dell'ultima ora mette l'uomo disarmato di fronte alla morte; una situazione impari che non lascia scampo.
Ed io che in passato ho trovato la forza di affrontare, nei miei viaggi da non turista, qualsiasi pericolo, quasi con sfida, mi sono sentito indifeso come lui. Saranno i miei anni che aumentano e le forze, anche caratteriali, che calano, resta comunque la realtà di non aver trovato in me la forza di reagire per lui e con lui.

Incomprensibile è il percorso dell'essere umano su questa terra!

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